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Aitia I, Prologo dei Telchini - 1-10

1.  Spesso] i Telchini mi mormorano contro il canto,
  • ......]ι: spesso - la prima parola era forse πολλάκ]ι [continua a leggere][migliora la voce]
  • μοι: contro di me 
  • Τελχῖνες: i Telchini
  • ἐπιτρύζουσιν: mormorano
  • ἀοιδῇ,: relativamente al canto
2. 


  1. μοι Τελχῖνες ἐπιτρύζουσιν ἀοιδῇ,
  2. νήιδες (ignoranti - nom. pl. νῆις, ιδος, ὁ, ἡ. < νη- negativo e ιδ- radice di οἶδα) οἳ (nom. masch. pl. del pronome dimostr., del rel., o dell'art. avanti encl., oppure avv. locativo dal relat. ὅς, ἥ, ὅ: difficile interpretazione dovuta alla lacunosità del testo.) Μούσης ("la Musa" - genitivo che dipende sia da νήιδες che da φίλοι.) οὐκ ἐγένοντο ("sono nati" - ind. aor. forte 3° pl. v. γίγνομαι. Va inteso nel senso pregnante di nacquero: l'inimicizia delle Muse nei confronti dei Telchini fin dalla loro nascita si contrappone all'amore delle dee per Callimaco dai tempi della sua infanzia.) φίλοι ("cari" - nom. m. pl. φίλος, η, ον. Costruzione brachilogica: si sottintende un dativo Μούσῃ. Si noti, comunque, che in Callimaco non ci sono altri esempi di una simile brachilogia e che la fine del v. 1 è ancora incerta. Wilamowitz propose di scrivere Μούσῃς e di accordare questo dativo con φίλοι, mentre alla fine del v. 1 accettò il genitivo ἀ[οιδῆς facendolo dipendere da νήιδες. Il senso del distico sarebbe "... contro di me mormorarono i Telchini che, ignari di poesia, non nacquero cari alle Muse".) ( _ U U _ _ _ | _ U U _ U U _ ) - Questo, il v. 6, e il v. 20, sono trasmessi da Efestione, che li cita per esemplificare i vari tipi di pentametro.

  3. che, ignoranti della Musa, non le nacquero cari
    3. εἵνεκεν ("poiché" - Introduce proposizione causale. Apollonio Discolo, Erennio Filone e Ammonio rimproverano Callimaco per aver impiegato la preposizione εἵνεκεν al posto della congiunzione οὔνεκα; questo tipo di scambio è attestato in altri luoghi callimachei. οὐχ ("non" - nega ἤνυσα) ἕν ("uno, uno solo" - neu. di εἷς, μία, ἕν.) ἄεισμα ("poema" - acc. sg. ἄεισμα, τος ion. e pt. = ᾆσμα. Callimaco impiega la parola per indicare l'epos e l'elegia di tipo tradizionale. Nomen rei actae da ἀείδω 'canto'.) διηνεκὲς ("continuo" - acc. neutro sg. διηνεκής, ές. I Telchini rinfacciano a Callimaco la sua incapacità di comporre un carme unitario e continuo, che risponda ai criteri stabiliti, per la tragedia e l'epos, da Aristotele nella Poetica. Il corrispondente latino di ἄεισμα διηνεκὲς è carmen perpetuum. Radice ενεκ- da ἤνεγκον v. φέρω. Lett.: 'un canto che si porta attraverso (δια-) una certa estensione'. ἢ (congiunzione. Il vs. 5 doveva cominciare con una congiunzione ἢ, correlata a questa.) βασιλ[η (oggetto di un ipotetico participio "trattando, celebrando". Oppure apposizione di 'poema'. Le integrazioni delle lacune presenti da qui al vs. 5 devono fornire il completamento della proposizione causale, cioè mettere in chiaro che il tema del carme unico e continuo trascurato da Callimaco sono o re o eroi. Gli A. di Callimaco raccontano storielle indipendenti l'una dall'altra: contravviene alle caratteristiche aristoteliche del poema epico tradizionale.)
    poiché non un poema unitario e continuato, o sovrani
    4. ......]ας (I supplementi proposti dai critici per la fine del vs. 3 e l'inizio del vs. 4 creano tre diversi giri sintattici: 1) Hunt integra il participio κλῄσ]ας (celebrando), dal quale dipenderebbero βασιλ[ήας ed ἤρωας. Ma in base alle osservazioni di Maas qui non si può supplire un participio aoristo, perché prima del vs. 20 non è lecito integrare un pentametro che abbia solo spondei nel primo colon. 2) Lobel scrive βασιλ[ήων | πρήξιας e considera sia questo nesso sia il successivo ].φυς ἤρωας apposizioni di ἄεισμα (un carme..., cioè o gesta di re o ... eroi). Come osserva Pf., la struttura sintattica presupposta da Lobel non è molto attraente; per di più, le due apposizioni non sarebbero ben bilanciate. 3) Pf. integra βασιλήων | ἐς σέβ]ας, dove ἐς reggerebbe sia σέβ]ας sia ἤρωας (un carme o in ossequio di re ... o per ... eroi); per l'impiego di una sola preposizione con riferimento a due sostantivi, Pf. cita altri luoghi callimachei. Ma anche la proposta di Pf. si presta all'obiezione che i due nessi βασιλ[ήων | ... σέβας e ].φυς ἤρωας non sarebbero ben bilanciati.) ἐν πολλαῖς ἤνυσα (ho condotto a termine - ind. aoristo debole sigm. att. 1° p. sg. v. ἀνύω.) χιλιάσιν (migliaia (di versi) - si sottintende ἐπέων. Le molte migliaia di versi sono un tratto tipico dei poemi epici. dat. pl. χῑλιάς, άδος, ἡ - concorda con πολλαῖς e retto da ἐν.) (Il rifiuto callimacheo di cantare re ed eroi in lunghi componimenti di stampo tradizionale influirà moltissimo sulla poesia successiva, dove però il tono polemico di Callimaco diverrà apologetico.)
    per celebrare] in molte migliaia di versi, ho portato a termine
    5.  ἢ...... (oppure - congiunzione correlata a ἢ del v. 3.) ].ους (Con ogni probabilità, è la parte finale di un aggettivo riferito a ἤρωας, che può essere integrato in vari modi.) ἥρωας, (eroi - acc. pl. ἥρως, ωος, ὁ. Oggetto di un ipotetico participio "trattando", "celebrando".) ἔπος (verso - opp. "parola" - acc. sg. ἔπος, εος, τό. Non deve necessariamente designare una composizione in esametri sul tipo dell'Ecale, ma può riferirsi anche agli A.: infatti, come osservano Wilamowitz ed Herter, l'elegia veniva anticamente definita ἔπος.) δ'ἐπὶ (per (un tratto piccino) probabilmente non è preverbio in tmesi, ma preposizione: infatti il nesso ἐπὶ τυτθὸν è impiegato da Apollonio Rodio ed altri.) τυτθὸν ((un tratto) piccino - acc. sg. τυτθός, όν. È lessico familiare 'piccino' più che 'piccolo'. Si collega al 'come un bimbo' successivo.) ἑλ[ίσσω (conduco - (supplemento di Hunt) - ind. pres. att. 1° sg. v. ἑλίσσω.)
    oppure] eroi, ma io svolgo (lett. 'srotolo') il verso un poco per volta,
    6.  παῖς ἅτε, (come – congiunzione - Introduce il paragone con il bambino: l'ὀλιγοστιχία di Callimaco è paragonata ai balbettii di un bambino, come a dire che egli fa cose di poco conto e non è capace di comporre grande poesia come Omero. Come il bambino snocciola ἔπος 'parola' poco per volta, così Callimaco srotola ἔπος 'verso' poco per volta.) τῶν δ'ἐτέων (degli anni - gen. pl. ἕτος, εος, τό. Molto frequente è il nesso ἐτέων (o ἐτῶν) δεκάδες. Espressioni come ἐτέων ... δεκάς sono diffusissime negli epigrammi funerari, dove indicano l'età del defunto: forse Callimaco, riferendo il punto di vista dei Telchini, impiega il nesso insieme a οὐκ ὀλίγη per accentuare il contrasto fra il suo comportamento infantile (παῖς ἅτε) e la sua vecchiaia.) ἡ δεκὰς (decade - nom. sg. δεκάς, άδος, ἡ - È un'allusione all'età avanzata del poeta quando scrive il prologo.) οὐκ ὀλίγη. (poca - nom. fm. sg. ὀλίγος, η, ον) (_UU_UU_|) - (Tutta la frase verrà ripresa da Agath. Anth. Pal.)
    come un bimbo; eppure le decine degli anni non sono poche.
    7. .......].[.]και Τε[λ]χῖσιν ((ἐγὼ) vd. commento di μοι al vs 1.) ἐγὼ τόδε· (prima di controbattere l'accusa dei Telchini, Callimaco rivolge loro un'invettiva di tono giambico: essi sono una razza sciagurata, capace soltanto di logorarsi il fegato nell'invidia.) "φῦλον (stirpe φῦλον, ου, τό) α[
    Ma ai Telchini io questo [rispondo?]: "Stirpe [maledetta?…
    8. .......] τήκ[ειν] (di liquefarsi - il nome dei Telchini era connessa alla consunzione (liquefazione) (τῆξις) causata dall'invidia. L'immagine callimachea dell'invidia che logora (τήκει) l'animo di chi la prova ha avuto un'ampia ripercussione nella poesia di Gregorio di Nazianzo. Sembra che Callimaco alluda all'incapacità dei Telchini di liquefare il metalli, mentre sono capaci solo di liquefare il fegato.) ἧπαρ ἐπιστάμενον,
    capace [soltanto] di rodersi (lett.: liquefarsi) il fegato!
    9. .......].. ρεην (forse γὰρ ἕην) [ὀλ]ιγόστιχος· ἀλλὰ καθέλκει (tira giù - καθέλκω = καθελκύω)
    ...] era (autore?) di pochi versi; ma tira giù
    10. .....πολὺ τὴν μακρὴν ὄμπνια ("feconda" - ὄμπνιος, α, ον.) Θεσμοφόρο[ς· ("Legislatrice" - θεσμοφόρος, ον. sogg. di καθέλκει. Spetta ad Edward il merito di avere intuito che si riferiva alla Demetra filitea, prima che comparissero gli Scholia Florentina a dimostrare che in questi versi c'è effettivamente un riferimento a Filita. La Demetra è un'opera in distici elegiaci, a carattere evidentemente eziologico.) (I vss. 9 e 10 sono molto tormentati, su cui già gli antichi si interrogarono. Negli SCOLIA FLORENTINA (scoli al prologo conservati in un papiro che si trova a Firenze) leggiamo i nomi dei detrattori di Callimaco. Si pensa possa esserci un confronto, come nei vss. successivi, tra un'opera breve (la Demetra, appunto) e una lunga, che non sappiamo quale sia. Ipotesi non del tutto inverosimile è che all'inizio del vs. 10 si debba leggere ναῦν: la 'legislatrice' tirerebbe giù di molto la 'lunga nave', con la quale Callimaco alluderebbe alle Argonautiche di Apollonio Rodio. Callimaco usa la nota metafora della bilancia con cui pesa l'opera leggera di Filita di Cos e quella pesante di Apollonio, che pende giù. L'allusione ipertestuale è all'Iliade XXII (Zeus pesa i destini di Ettore e Achille per stabilire chi dei due debba morire, e la bilancia trabocca da una parte). La metafora viene ripresa da Eschilo e da Aristofane (nelle Rane vengono pesati i versi di Eschilo e di Euripide).)
    di molto la grande [Cos (?)] la frugifera Legislatrice;

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