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Memoria

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All'interno della corrente psicologica denominata Human Information Processing, nel 1968 Atkinson e Shiffrin pubblicano un modello di elaborazione dell'informazione nell'uomo che viene detto modello multi-magazzino (multi-store model), in quanto descrive il funzionamento della mente umana mediante un sistema di tre magazzini o memorie che scambiano informazioni: memoria sensoriale, memoria a breve termine, memoria a lungo termine. 

Ciascuna di esse si differenzia per funzione, capacità e tempo di trattenimento. 

La memoria sensoriale (MS) è stata individuata dagli studi più recenti. Si tratta di una memoria a termine brevissimo, identificabile come un prolungamento della percezione, che mantiene il materiale percettivo per far sì che se ne possa prendere coscienza. È organizzata in memoria visiva (o iconica, legata alla sfera visiva) e memoria ecoica (legata alla sfera uditiva), sulle quali si sono concentrati alcuni studi di Sperling e Neisser tra gli anni '60 e '70.

Un compito fondamentale espletato dalla memoria sensoriale consiste nell'attribuire continuità e coerenza ad esperienze percettive che altrimenti risulterebbero frammentarie. Ad esempio, la memoria iconica percepisce le immagini visualizzate di volta in volta dallo spostamento dello sguardo sulle singole scene e le conserva, per dare al soggetto l'impressione di percepirle tutte insieme.

La memoria a breve termine (MBT), detta anche memoria di lavoro (ML), ha il compito di trasformare le informazioni sensoriali in informazioni stabili. Inoltre ha la funzione di richiamare le informazioni conservate nella memoria a lungo termine.

La memoria a lungo termine (MLT) può essere implicita ed esplicita (o dichiarativa).

Filogeneticamente più antica della dichiarativa, la memoria implicita (o non dichiarativa) comprende ricordi non consapevoli. È ripartita in memoria procedurale e memoria associativa. Si attiva in maniera non pienamente consapevole, come tutte le azioni che compiamo per guidare un'automobile.

Introdotta da Larry Squire nel 1987, la memoria dichiarativa è quella inerente al pensiero conscio e viene definita esplicita perché i suoi contenuti sono gestiti mediante processi in cui la mente è cosciente, e quindi essa è direttamente valutabile tramite test. Fa riferimento a un tipo di memoria il cui contenuto, una volta affiorato alla mente, può essere dichiarato, cioè espresso verbalmente. Tulving (1925) distingue, all'interno della memoria esplicita, due sottoclassi o sistemi: memoria episodica e memoria semantica.

La memoria episodica contiene informazioni spazio-temporali che specificano dove e quando si è verificato un evento, un'esperienza di vita, mentre la memoria semantica è costituita dalle conoscenze generali sul mondo, come nomi e oggetti.

Secondo la Cognitive Load Theory, le difficoltà nell'apprendimento dipendono in gran parte dal sovraccarico della memoria di lavoro, che conserva le informazioni per un breve periodo e contemporaneamente le rielabora. In linea con la Theory, Baddeley elabora un modello multicomponenziale della memoria di lavoro (working memory), che risulta articolata in tre componenti: esecutivo centrale, circuito fonologico e taccuino visivo-spaziale. Questo modello è stato in seguito ampliato da Baddeley nel 2000. La memoria di lavoro risulta adesso costituita da un esecutivo centrale (central executive) che regola e coordina tre sottosistemi: il ciclo fonologico (phonological loop), considerato responsabile dell’immagazzinamento e della gestione delle informazioni fonologiche; il taccuino visuo-spaziale (visuospatial sketchpad), coinvolto nel mantenimento e nella manipolazione delle informazioni visuo-spaziali; il buffer episodico (episodic buffer), sistema che costituisce l'interfaccia necessaria tra la memoria di lavoro e la memoria a lungo termine, in grado di incorporare le informazioni provenienti dal ciclo fonologico, dal taccuino visuo-spaziale e dalla memoria a lungo termine in una rappresentazione episodica. Tale rappresentazione corrisponde probabilmente all'esperienza consapevole (Baddeley, 1986, Baddeley, 1990, Baddeley, 2000).

Una teoria rivoluzionaria sulla memoria è stata proposta da Bartlett, secondo cui le tracce mnestiche sarebbero sottoposte a continue ricostruzioni in virtù delle esigenze della realtà presente.

Nell'ambito del comportamentismo, la memoria viene presa in considerazione come influente nel paradigma stimolo-risposta solo a partire dai neocomportamentisti, principalmente Tolman e Hull. Tolman, in particolare, parla di apprendimento latente, distinguendo l'apprendimento dalla performance. Egli osserva come sia possibile che si verifichi un apprendimento e che questo venga conservato nella memoria per essere richiamato solo all'occorrenza, effettuando così una performance.

Una sviluppata memoria per un dettaglio specifico determina spesso il tipo di intelligenza di un soggetto (secondo la teoria delle intelligenze multiple elaborata da Gardner): ad esempio, chi possiede una memoria sviluppata per i dettagli ambientali e le caratteristiche esteriori delle figure, sa orientarsi in luoghi intricati e riconosce oggetti tridimensionali in base a schemi mentali piuttosto complessi (intelligenza spaziale).

La memoria rientra tra le 7 abilità fondamentali primarie individuate da Thurstone, insieme a comprensione verbale, fluidità verbale, capacità numerica, visualizzazione spaziale, ragionamento, velocità percettiva.

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