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Antologia della letteratura greca, Eroda, Mimiambo IV

18-2-18 h 18.12

ΑΣΚΛΗΠΙΩΙ ΑΝΑΤΙΘΕΙΣΑΙ ΚΑΙ ΘΥΣΙΑΖΟΥΣΑΙ
LE OFFERENTI UN VOTO E SACRIFICANTI AD ASCLEPIO

Due donne, Cinno e Fila, con le ancelle Coccala e Cidilla, si recano al tempio di Asclepio per un sacrificio di ringraziamento. Mentre attendono il rito, ammirano le decorazioni dell'edificio.
Le due protagoniste, Coccala e Cinno, sono due umili popolane, descritte nei caratteri senza essere rappresentate come tipi: Coccala è inesperta e remissiva, mentre Cinno, attiva e volitiva, la dirige imperiosamente.
Ironica la rappresentazione di Cinno in preda all'estasi e dell'ancella che, sicura di sé, azzarda critiche all'opera di Apelle.

La tecnica ecfrastica, molto comune nella letteratura ellenistica, offriva al poeta l'occasione per fare sfoggio di cultura e padronanza di particolari.

Il mimo sembra seguire lo stesso filone dell'idillio XV di Teocrito, con la differenza che, mentre Teocrito pone l'accento sul canto finale, Eroda mira più alla descrizione dei caratteri singoli delle donne, che hanno in comune solo la partecipazione al rito. Antecedente comune ai due autori potrebbe essere costituito dal mimo di Sofrone di Siracusa.

COCCALA: Ah! Che belle statue, cara Cinno! [...] Guarda quella ragazzina che guarda in su verso la mela: non diresti di essa : “Se non prenderà la mela, subito spirerà?” [...] come quel fanciullo strozza l’oca! Certo se non ci stesse davanti una pietra, diresti: “Quest’opera da un momento all’altro si mette a parlare”. [...] Questo fanciullo nudo, per esempio, se gli do un pizzicotto, non ne porterà il segno? Giacché le carni che gli stanno addosso, nel quadro, sono come palpitanti, calde calde; [...] E il bue [...]? Se non credessi di andare al di là di quel che a una donna è consentito di fare, avrei urlato per la paura che il bue mi facesse male [...].

CINNO: Seguimi, cara, e ti mostrerò una bella cosa, quale non hai visto dacché sei al mondo. [...] Veritiere, cara, sono infatti le mani di Apelle di Efeso in ogni genere di pittura, né si potrebbe dire: “Quell’uomo una cosa vide, un’altra rifiutò”, ma qualunque soggetto gli veniva alla mente, l’affrontava con ardore, deciso a toccarvi il cielo.

Metro giambico scazonte
  1.  (ΚΥ.) χαίροις, ἄν̣αξ Παίη̣ον, Παιήων, ήονος, ὁ Peone, medico degli dei ὂ̣ς μ̣έδεις Τρίκκης
  • (CINNO) Salve, re Peone, che reggi Tricca
  1. e che abitasti la dolce Coo ed Epidauro
  • καὶ
  • Κῶν
  • γλυκεῖαν
  • κἠπίδαυρον
  • ὤικηκας,: abitasti
  1. anche Coronide che ti generò e Apollo
  • σὺν
  • καὶ
  • Κορωνὶς
  • σ'
  • ἔτικτε
  • κὠπόλλων
  1. salve, (a colei) che tu tocchi con la mano destra
  • χαίροιεν,: 'salvéte'
  • ἦς: genitivo riferito a 'Igea', retto da 'tocchi'
  • τε
  • χειρὶ
  • δεξιῆι
  • ψαύεις
  1. 'Υγίεια, κὦνπερ οἴδε τίμιοι βωμοί
  • Igèa, dei quali (sono) questi venerati altari.
  • 'Υγίεια,: è vocativo di 'salve'
  • κὦνπερ
  • οἴδε: ὁδε, ἡδε, τόδε: non da ὁράω!!
  • τίμιοι
  • βωμοί
  1. Salute infine a Panacea, ad Epione ed a Iaso;
  • Πανάκη
  • τε
  • κἠπιώ
  • τε
  • κἰησὼ
  • χαίροι,
  1. e che di Laomedonte la casa e le mura
  • κοἰ
  • Λεωμέδοντος: Figlio d'Ilo e d'Euridice, succede a Ilo e fortifica Pergamo, la cittadella di Troia, con l'aiuto di Apollo e di Posidone. Ma L. nega, a lavoro compiuto, la pattuita mercede ai numi; Apollo allora manda una peste e Posidone un mostro marino, cui viene esposta a un certo punto la figlia Esione. Eracle salva Esione dal mostro e dovrebbe averne da L. in mercede i cavalli che Zeus aveva dati a Troe in compenso del rapito Ganimede; ma Laomedonte anche questa volta manca di parola, e allora Eracle in una successiva spedizione prende Ilio e uccide Laomedonte e i figli di lui, salvo Priamo che viene riscattato da Esione e diventa re di Troia, perché aveva manifestato l'opinione che si dovesse tener fede ai patti conchiusi con Eracle.
  • οἰκίην
  • τε
  • καὶ
  • τείχεα
  1. abbatteste, medici di aspri morbi,
  • πέρσαντες,: participio congiunto a 'medici'
  • ἰητῆρες: apposizione di Podalirio e Macaone, i medici figli di Asclepio, che guidarono a Troia le truppe tessale da Itome, Tricca, ed Ecalia.
  • ἀγρίων
  • νούσων: gen. pl. forma ionica sost. femm. II decl. 'malattia'
  1. Ποδαλείριός τε καὶ Μαχάων χαιρόντων,
    1. Podalirio e Macaone, salute,
  2. κὤσοι θεοὶ σὴν ἐστίην κατοικεῦσιν
    1. quanti dèi insomma dimorano intorno al tuo focolare
  3. καὶ θεαί, πάτερ Παίηον· ἴλεωι  δεῦτε: avv. 'orsù'
    • e quante dèe, o padre Peane; benigni orsù
    1. καὶ θεαί, πάτερ Παίηον·
    2. ἴλεωι: att. o ion. = ἵλαος, ον 'propizio' - nom. pl. con iota ascritto riferito agli dei
    3. δεῦτε
  4. τοῦ ἀλέκτορος τοῦδ', ὄντιν' οἰκίης τοίχων†
    1. questo gallo, che, delle domestiche pareti
  5. κήρυκα θύω, τἀπίδορπα δέξαισθε.
  • araldo, a voi sacrifico, come sacrificio accogliete.
  • τἀπίδορπα: pl. sost. neutro II decl. ἐπιδορπον, ου, τό 'sacrificio'
  1. οὐ γάρ τι πολλὴν οὐδ' ἔτοιμον ἀντλεῦμεν,
  • Non molta acqua, infatti, né prontamente attingiamo dalla stiva, (le nostre acque son basse e non vi è molto da pescare a fondo:)
  • πολλήν: sottint. 'acqua'
  • ἀντλεῦμεν: ind. pr. att. 1° pl. coniug. tem. tema in vocale 'voto l'acqua della stiva', 'attingo'
  1. ἐπεὶ τάχ' ἂν βοῦν ἢ νενημένην χοῖρον
  • poiché presto un bue o una pingue scrofa (altrimenti non avremmo esitato   ad offrirvi un bel giovenco o una pingue scrofa in cambio di un gallo)
  • νενημένην: acc. fm. sg. part. pr. md.-pass. coniug. tem. tema vocale 'accumulo' - attr. di 'scrofa'
  • χοῖρον: acc. sing. sost. masch. e femm. (qui femm. perché l'attr. è fm.) II decl. 'porcellino', 'scrofa' - c. ogg. di 'avremmo fatto'
  1. πολλῆς φορίνης, κοὐκ ἀλέκτορ', ἴητρα
  • di molta cotenna, e non un gallo, come onorario (in compenso dei mali, onde tu, o nume, ci purgasti, stendendo sopra di noi le benigne tue mani...)
  • φορίνης: gen. sing. sost. femm. I decl. tema α imp. lungo 'pelle grossa e dura', 'cotenna del porco'
  • ἴητρα: sost. neutro II decl. 'onorario del medico' - c. predicativo d. ogg. (bue, scrofa, gallo)
  1. νούσων ἐποιεύμεσθα τὰς ἀπέψησας
  • avremmo fatto dei mali che purificasti
  • νούσων: c. spec. di 'onorario'
  • ἐποιεύμεσθα: = -μεθα 1° pers. pl. md. forma omerica per allungamento metrico
  • ἀπέψησας: ind. aor. 2° sing. att. (senza aumento) 'purifico, raffino con la cottura'
  1. ἐπ' ἠπίας σὺ χεῖρας, ὦ ἄναξ, τείνας.
  • tu, o signore, stendendo sopra di noi le benigne mani.
  • ἠπίας: agg. I cl. 3 e 2 term. 'mite', 'benigno'
  • τείνας: part. aor. deb. asigm. att. nom. masch. sing. v. τείνω 'tendo'
  1. ἐκ δεξιῆς τὸν πίνακα, Κοκκάλη, στῆσον
  • (Rivolgendosi all'ancella) Coccala, deponi la tavoletta alla destra
  1. di Igea. <FILA> Cara Cinno, che belle
  • τῆς
  • υγιείης.
  • ΦΙΛΗ› ἆ,
  • καλῶν,: genitivo esclamativo
  • φίλη
  • Κυννοῖ,
  1. immagini; quale questa pietra
  • ἀγαλμάτων·
  • τίς: quale (scultore)
  • ἦρα: forma ionica = ἀρα
  • τὴν
  • λίθον
  • ταύτην
  1. τέκτων ἐπο‹ί›ει καὶ τίς ἐστιν ὀ στήσας;
  • scultore fece (quale scultore fece mai questa pietra) e chi è il dedicante?
  1. ΚΥ.› οἰ Πρηξιτέλεω παῖδες· οὐκ ὀρῆις κεῖνα
  • CINNO - I figli di Prassitele; non vedi quelle
  1. ἐν τῆι βάσι τὰ γράμματ'; Εὐθίης δ' αὐτήν
  • lettere sulla base? Eutìa la
  1. ἔστησεν ὀ Πρήξωνος. ‹ΦΙ.› ἴλεως εἴη
  • dedicò, il figlio di Prassone. FILA - Sia propizio
  1. καὶ τοῖσδ' ὀ Παιὼν καὶ Εὐθίηι καλῶν ἔργων.
  • Peone a quelli e ad Eutìa in grazia delle belle opere.
  1. ΚΥ.› ὄρη, Φίλη, τὴν παῖδα τὴν ἄνω κείνην
  • Guarda, cara, la bimba quella in alto
  1. che guarda verso la mela: non diresti che se lei
  • βλέπουσαν
  • ἐς
  • τὸ
  • μῆλον·
  • οὐκ
  • ἐρεῖς
  • αὐτήν
  1. non prende la mela presto spirerà?
  • ἢν: se
  • μὴ
  • λάβηι
  • τὸ
  • μῆλον
  • ἐκ
  • τάχα: avv. 'presto'
  • ψύξει‹ν›;: v. ψύχω 'soffio', 'raffreddo'?
  1. <FILA> E quel vecchio, Cinno... <CINNO> Oh, per le Moire
  • ΦΙ.› κεῖνον
  • δέ,
  • Κυννοῖ,
  • τὸν
  • γέροντ' -
  • ΚΥ.› ἆ
  • πρὸς
  • Μοιρέων
  1. l'oca come la soffoca il fanciullo.
  • τὴν
  • χηναλώπεκα
  • ὠς
  • τὸ
  • παιδίον
  • πνίγει.
  1. Certamente se davanti ai piedi non (ci fosse) una pietra, l'opera,
  • πρὸ
  • τῶν
  • ποδῶν
  • γοῦν: = γε ουν
  • εἴ
  • τι
  • μὴ
  • λίθος,
  • τοὔργον,
  1. dirai, parlerà. Oh, con il tempo un giorno gli uomini
  • ἐρεῖς,
  • λαλήσει.
  • μᾶ,
  • χρόνωι
  • κοτ'
  • ὤνθρωποι
  1. anche alle pietre saranno in grado di porre la vita.
  • κἠς
  • τοὺς
  • λίθους
  • ἔξουσι
  • τὴν
  • ζοὴν
  • θεῖναι.
  1. <FILA> Non vedi, Cinno, questa di Batale
  • ΦΙ. τὸν
  • Βατάλης
  • γὰρ
  • τοῦτον
  • οὐκ
  • ὀρῆις,
  • Κυννοῖ,
  1. statua, figlia di Mitte, come sta fissa?
  • ὄκως: ion. = οπως 'come'
  • βέ̣β̣η̣κ̣ε̣ν̣ βαινω 'vado', 'vengo' ma pf. è risultato dell'azione 'sto', 'mi trovo'
  • ἀνδρ[ι]άνταstatua - ανδριας, αντος 'statua'
  • τῆς
  • Μύττεω;
  1. Se uno non ha visto Batale in persona, avendo guardato
  • εἰ
  • μή
  • τ̣ι̣ς
  • α̣ὐ̣τὴ̣ν
  • εἶδε
  • Βατάλην,
  • βλέψας
  1. questa immagine non abbia bisogno della vera.
  • ἐς
  • τοῦτο
  • τὸ
  • εἰκόνισμα
  • μὴ
  • ἐτ̣ύ̣μ̣ης
  • δείσθω.: imperat. pr. md. 3° sing. v. δέομαι manco τινος di q.sa, di q.no - vd. vb. contratti in -εω
  1. <CINNO> Seguimi, Fila, e ti mostrerò qualcosa di bello
  • ΚΥ. ἔπευ,
  • Φίλη,
  • μοι
  • καὶ
  • καλόν
  • τί
  • σοι
  • δείξω
  1. una cosa quale non hai visto da che vivi.
  • πρῆγμ'
  • οἶον
  • οὐκ
  • ὤρηκας
  • ἐ̣[ξ]
  • ὄ̣τευ
  • ζώεις.
  1. Cidilla, mentre vai chiama il sacrestano.
  • Κύδιλλ',
  • ἰοῦσα: mentre vai
  • τὸν
  • νεωκ̣ό̣ρ̣ο̣ν
  • βῶσον.: forma ion. o dor.? contratta imperat. aor. 2° sing. (= βόησον) v. βοάω grido, chiamo con alte grida
  1. Non dico a te, tu, tu che stai a bocca aperta di qua e di là? (E con chi parlo? Con te che resti lì a bocca aperta?)
  • οὐ
  • σοὶ
  • λέγω,
  • αὔτη,
  • τῆι
  • ὦδ̣ε̣
  • κὦδε
  • χασκεύσηι;: v. χάσκω apro o spalanco la bocca - che forma è?
  1. Oh, non si è presa alcuna cura delle cose che dico,
  • μᾶ,
  • μή
  • τιν'
  • ὤρην
  • ὦν
  • λέ̣γ̣ω̣
  • πεποίηται,
  1. ma sta a guardare verso me maggiormente di un granchio
  • ἔστηκε: ind. perf. 3° sing. v. ἵστημι
  • δ'
  • εἴς
  • μ'
  • ὀρεῦσα
  • καρ̣κ[ί]νου
  • μέζον.
  1. Andando, dico, chiama il sagrestano.
  • ἰοῦσα,
  • φημί,
  • τὸν
  • νεωκόρον
  • βῶσον.
  1. Ingorda, non un'iniziata come buona a qualcosa
  • λαίμαστρον,: sost. neutro II decl. 'voraginedi pers. si può intendere ingordo?
  • οὔτ'
  • ὀργή: iniziata - alle 'orge' del dio
  • σ[ε]: te
  • κ̣[ρ]ηγύηνdonna buona a qualcosa
  • οὔτε: 
  1. ti loda, né una profana, ma dappertutto giaci allo stesso modo.
  • βέβηλοςuna profana - [βαίνω] -ος, ον dove si può andare, accessibile, profano, non sacro
  • αἰνεῖ,: loda,
  • πανταχῆι
  • δ'
  • ἴ̣σ̣η̣
  • κεῖσαι.
  1. Chiamo a testimone, Cidilla, questo dio,
  • μαρτύρομαι,
  • Κύδιλλα,
  • τὸν
  • θε̣ὸ̣ν̣
  • τ̣οῦτον,
  1. poiché mi infiammi pur non volendo gonfiarmi d'ira;
  • ὠς
  • ἔκ: prep. separata per tmesi da καίεις
  • με
  • κα‹ί›ειςἐκκαίω brucio
  • οὐ
  • θέλουσαν
  • ο̣ἰ̣δῆσαι·: inf. aor. deb. sigm. att. v. οἰδάω mi gonfio
  1. chiamo a testimone, dico: ci sarà quel giorno
  • μαρτύρομαι,
  • φημί·
  • ἔσσετ'
  • ἠμέ̣ρ̣η̣
  • κείνη
  1. in cui ti gratterai codesta testa immonda.
  • ἐν
  • ἦι
  • τὸ
  • βρέγμα: sost. neutro III decl. tema dentale 'parte anteriore del corpo'
  • τοῦτο
  • τωυσυρε̣ς 
  • κνήσηι.gratterai - ind. fut. sempl. 2° pers. sing. v. κνάω 'raschio'
  1. <FILA> Non prendere a cuore prontamente ogni cosa, Cinno:
  • ΦΙ. μὴ
  • πάντ'
  • ἐτοίμως
  • καρδιηβολεῦ,
  • Κυννοῖ·
  1. è schiava, e di una schiava la pigrizia ottura le orecchie.
  • δούλη
  • 'στι,
  • δούλης
  • δ'
  • ὦτα
  • νωθρίη
  • θλίβει.
  1. <CINNO> Ma è giorno e ci si spinge di più (la calca aumenta):
  • ΚΥ. ἀλλ'
  • ἠμέρη
  • τε
  • κἠπὶκαὶ ἐπί
  • μέζον
  • ὠθεῖται· ὠθέω spingo innanzi
  1. Ehi tu, rimani: la porta infatti è stata aperta
  • αὔτη
  • σύ,
  • μεῖνον·
  • θύρη
  • γὰρ
  • ὤϊκται: pf. md. 3° sg. v. οἵγω apro
  1. e la cella (del santuario) è stata lasciata libera - <FILA> Non vedi, cara Cinno?
  • κἀνεῖτ'è stata lasciata libera - ind. ppf. md. pass. 3° sg. v. ἀνίημι con idea di abbandono lascio libero
  • παστός.: cella del santuario.
  • ΦΙ.› οὐκ
  • ὀρῆις,
  • φίλη
  • Κυννοῖ;
  1. Quali opere: dirai che Atena queste
  • οἶ'
  • ἔργα
  • κεῖ: ion. = ἐκεῖ avv. 
  • 'νῆν·?
  • ταῦτ': queste (belle opere)
  • ἐρεῖς
  • Ἀθηναίην
  1. belle (opere) abbia scolpito - salute, Signora.
  • γλύψαι
  • τὰ
  • καλά -
  • χαιρέτω
  • δὲ
  • δέσποινα.
  1. Il fanciullo nudo, se lo gratto,
  • τὸν
  • παῖδα
  • δὴ
  • τὸν›
  • γυμνὸν
  • ἢνse
  • κνίσωgratto
  • τοῦτον
  1. non terrà il segno, Cinno? Addosso a lui infatti giacciono
  • οὐκ
  • ἔλκος
  • ἔξει,
  • Κύννα;
  • πρὸς
  • γάρ
  • οἰ
  • κεῖνται
  1. le carni che palpitano calde calde
  • αἰ
  • σάρκες
  • οἶα
  • θερμὰ
  • θερμὰ
  • πηδῶσαιpalpitano
  1. nel quadro. E la pinza d'argento
  • ἐν
  • τῆι
  • σανίσκηι.
  • τὠργύρευν
  • δὲ
  • πύραυστρον
  1. qualora la veda Miello o Patecisco
  • οὐκ
  • ἢν
  • ἴδη‹σι›
  • Μύλλος
  • Παταικίσκος
  1. figlio di Lamprione, non sgraneranno le pupille
  • Λαμπρίωνος,
  • ἐκβαλεῦσι
  • τὰς
  • κούρας
  1. credendo che sia stata fatta realmente d'argento?
  • δοκεῦντες
  • ὄντως
  • ἀργύρευν
  • πεποιῆσθαι;
  1. Il bue e colui che lo conduce e colei che tiene dietro
  • βοῦς
  • δὲ
  • κὠ
  • ἄγων
  • αὐτὸν
  • τ'
  • ὀμαρτεῦσα
  1. e costui ricurvo di naso e l'uomo dai capelli a ciuffo
  • κὠ
  • γρυπὸς
  • οὖτος
  • κὠ
  • [ἀν]άσιλλος
  • ἄνθρωπος
  1. non hanno tutti l'aria di una vita giornaliera?
  • οὐχὶ
  • ζοὴν
  • βλέπουσι: guardo verso miro a
  • κἠμέρην
  • πάντες;
  1. Se non credessi di fare qualcosa di più grande di una donna,
  • εἰ
  • μὴ
  • ἐδόκευν
  • τι
  • μέζον
  • γυνὴ
  • πρήσσειν,
  1. leverei un forte grido, nel timore che il bue mi danneggiasse in qualcosa,
  • ἀνηλάλαξ'
  • ἄν,
  • μή
  • μ'
  • βοῦς
  • τι
  • πημήνηι·danneggiasse:
  1. a tal punto mi guarda di sbieco, Cinno, con una delle pupille.
  • οὔτω
  • ἐπιλοξοῖ,
  • Κυννί,
  • τῆι
  • ἐτέρηιuna delle due
  • κούρηι.pupilla.
  1. <CINNO> Veritiere infatti, Fila, le mani dell'Efesio
  • ΚΥ. ἀληθιναί,
  • Φίλη,
  • γὰρ
  • αἰ
  • Ἐφεσίου
  • χεῖρες
  1. Apelle per tutti i tratti (della pittura); né dirai "quello
  • ἐς
  • πάντ'
  • Ἀπελλέω
  • γράμματ'·
  • οὐδ'
  • ἐρεῖς
  • "κεῖνος
  1. uomo mentre vuole una cosa, un'altra rifiutò",
  • ὤνθρωπος
  • ἒν
  • μὲν
  • εἶδεν,: vedo, so
  • ἒν
  • δ'
  • ἀπηρνήθη",: ind. aor. pass. deb. v. ἀπαρνέομαι rifiuto, nego
  1. ma con qualunque cosa gli nascesse in mente di toccare gli dei
  • ἀλλ'ma
  • ὦιcon qualunque cosa
  • ἐπὶin
  • νοῦνmente
  • γένοιτοgli venisse
  • καὶanche
  • θέωνgli dei
  • ψαύεινdi toccare (anche gli dei)
  1. premeva. Colui che quello o le sue opere
  • ἠπείγετ'.premeva.
  • ὂς
  • δ'
  • ἐκεῖνον
  • ἔργα
  • τὰ
  • ἐκείνου
  1. ha visto, senza aver guardato attonito giustamente,
  • μὴnon (senza avere guardato attonito)
  • παμφαλήσαςavendo guardato attonito v. παμφαλάω rimiro attonito
  • ἐκ
  • δίκης
  • ὀρώρηκεν,
  1. per un piede sia appeso quello, nella casa di un gualchieraio.
  • ποδὸς
  • κρέμαιτ'
  • ἐκεῖνος
  • ἐν
  • γναφέως: lavandaio = κναφεύς, έως, ὁ gualchieraio, scardassiere, lavandaio
  • οἴκωι.
  1. <SAGRESTANO> Compiutamente buoni, o donne, i riti sacri per voi
  • ΝΕΩΚΟΡΟΣ - κάλ'
  • ὖμιν,
  • γυναῖκες,
  • ἐντελέως: compiutamente
  • τὰ
  • ἰρά: riti sacri - ion. = ἱερά
  1. e che guardano al meglio; nessuno in misura maggiore
  • καὶ
  • ἐςal (meglio)
  • λῶιονmeglio
  • ἐμβλέποντα·
  • μεζόνως
  • οὔτις
  1.  ἠρέσατο τὸν Παιήον' ἤπερ οὖν ὐμεῖς.
  • rispetto a voi si è dunque propiziato il Peone.
  1. Iè iè Peone, tu sia benigno
  • ἰὴ
  • ἰὴ
  • Παίηον,
  • εὐμενὴς
  • εἴης
  1. καλοῖς ἐπ' ἰροῖς τῆισδε κεἴ τινες τῶνδε
  • per le belle offerte a costoro e se di queste alcuni
  1. mariti vi sono e più vicinanza di stirpe (parenti stretti).
  • ἔασ'
  • ὀπυιηταί
  • τε
  • καὶ
  • γενῆς
  • ἆσσον.
  1. Iè iè Peone, così siano queste cose.
  • ἰὴ ἰὴ
  • Παίηον,
  • ὦδε
  • ταῦτ'
  • εἴη.
  1. <CINNO> Sia infatti, o grandissimo, e con molta salute
  • ΚΥ.› εἴη
  • γάρ,
  • μέγιστε,
  • κὐγίηιcon salute
  • πολλῆι
  1. possiamo giungere di nuovo recando maggiori (in misura maggiore) offerte sacre
  • ἔλθοιμεν
  • αὖτις
  • μέζον'
  • ἴρ'
  • ἀγινεῦσαιrecando
  1. con mariti e figli. Coccala, per bene
  • σὺν
  • ἀνδράσιν
  • καὶ
  • παισί.
  • Κοκκάλη,
  • καλῶς
  1. dopo aver tagliato la coscetta del pollo, ricordati di darla
  • τεμεῦσα: dopo aver tagliato
  • μέμνεο: ricordati
  • τὸ
  • σκελύδριον: (la) coscetta (del pollo)
  • δοῦναι
  1. al sagrestano; e nella caverna
  • τῶι
  • νεωκόρωι
  • τοὔρνιθος·del pollo
  • ἔς
  • τε
  • τὴν
  • τρώγλην
  1. del serpente disponi l'offerta con devozione,
  • τὸν
  • πελανὸν: offerta
  • ἔνθες
  • τοῦ
  • δράκοντος
  • εὐφήμως,con devozione,
  1. e impregna le focacce; e il resto nella sedia di casa
  • καὶ
  • ψ̣αιστὰ
  • δεῦσον·:
  • τἄλλα
  • δ'
  • οἰκίης
  • ἔδρηι: nella sedia - ion. = ἑδρα, ας, ἡ
  1. lo consumeremo, e non dimenticare di portare via, tu,
  • δαισόμεθα,
  • καὶ
  • ἐπὶ
  • μὴ
  • λάθηι
  • φέρειν,
  • αὔτη
  1.  τῆς ὐγιίης -ής, ές sano, in buona salute † λωι † πρόσδος· imperativo aor. atematico  2° sing. προσδίδωμι? ἦ γὰρ ἰροῖσιν
  • della salute... da'...: infatti nei sacrifici
  1. ... della porzione.
  • με.ων
  • αμαρτιησηυγιηστι†τῆς
  • μοίρης.


CINNO
Per le Parche, ma quel papero come lo strozza quel putto! Costí, davanti a noi, se il lavoro non fosse di pietra, diresti: «Fra poco parlerà!». Perbacco: col tempo gli uomini riusciranno ad infondere la vita persin nelle pietre.
LA DONNA
Per esempio: non vedi, o Cinno, come è mossa quella figura di Batale, la figliuola di Mitti? Chi non avesse visto Batale coi propri occhi, fissando questa immagine, non avrebbe bisogno di veder l'originale.
CINNO
Vieni, cara, con me: ché ti faccio vedere un lavoro, di cui non hai visto l'eguale in vita tua! (All'ancella) Cidilla, va, e chiama il custode. Con chi parlo? E stai lì a bocca aperta? Uffa! Non ti spicci a fare quel che ti dico? Ha messo radice in terra, e mi tien gli occhi addosso imbambolati... peggio d'un granchio! Va', ti ripeto, e chiama il custode. Ingordona! Di te non può dir bene né il giorno di festa né il giorno da lavoro; in casa e fuori poltrona sempre! Per questo dio, Cidilla, t'assicuro, che mi fai imbizzire e mi gonfi l'anima in un momentaccio, mentre non ne ho voglia. T'assicuro, dico,... e te ne accorgerai il dì, che il rasoio ti pelerà cotesta zucca!
LA DONNA
Non ti guastare il fegato così ad un tratto, Cinno: è una serva, e le orecchie delle serve sono turate dalla infingardaggine.
CINNO
È trasandata, e la cosa si fa seria ogni dì di più... (Pausa) Ohè tu, aspetta: la porta s'apre e si può entrare nel vestibolo. (Si chiudono i battenti del santuario. Le donne entrano, guardano attorno: poi ripigliano il dialogo).
LA DONNA
...Non vedi, Cinno mia, che lavori? Diresti che una nuova Minerva li ha scolpiti, tanto son belli! Salve, o dea! Quel bimbo nudo, se io lo pungo, non gli verrà una piaga, Cinno? Lì vicino quelle carni tremolano calde calde nel vassoio; e quelle mòlle d'argento, se le vedessero Miello o Patecisco, il figlio di Lamprione, schizzerebbero le pupille fuor dalle occhiaie, credendole proprio d'argento. E quel toro, e l'uomo che lo conduce, e la donna che è della comitiva, e quel coso dal naso rincagnato e dai capelli tutto un arruffio, chi, mirando, non li scambierebbe per vivi? Se non temessi di far cosa sconveniente ad una donna, mi metterei a berciare, perché quel toro non mi facesse del male: guarda così in tralice, o Cinno, con quell'occhio!
CINNO
Cara mia. Egli è che le mani dell'efesio Apelle erano la verità stessa in ogni lor tratto. Di lui non puoi dire: «Una cosa egli vide ed una la fantasticò». Ma qualunque idea gli balenasse, umana o divina, egli la incalzava: e chi lui o le opere di lui mirò e non si sentì a ragione preso da entusiasmo, quegli penzoli per un piede nella gualca d'un lavandaio!
IL CUSTODE
(sopraggiungendo)
Donne, il sacrifizio è riuscito felice e promettente. Nessun mai si propiziò il dio Peane così com'ora voi... (intonando la preghiera). Iò, iò, Peane: benigno sii per il bel sacrifizio a costoro ed ai loro mariti e parenti. Iò, iò, Peane; e così sia!
LA DONNA
Che sia cosí, o buon omo! E che vive e verdi possiamo ritornarci coi nostri uomini e coi figlioli, cariche di maggiori offerte...
CINNO
(a Coccala)
Coccala, ricòrdati di tagliar a modo il galletto, e di darne la coscina al custode, e di porre divotamente nella buca del serpente il libame, e di aspergere le offe; col resto banchetteremo nella magione del sacro recinto... E non ti scordare di portarlo tu! E voglio che tu prenda teco anche della salute; ché la salute è alle feste compagna migliore della porzione!




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