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La filosofia dell'età ellenistica - La prima fase dello Stoicismo

L'altra grande scuola che si fece interprete della nuova cultura ellenistica fu lo Stoicismo, il quale si oppone certo in molti punti alla dottrina di Epicuro, ma rivela nei suoi confronti anche numerose affinità, riconducibili alla comune matrice storica: il saggio non si distingue infatti, sul piano dei comportamenti, da quello epicureo, se non nel diverso atteggiamento con cui si pone dinanzi alla sfera politica; ma l'impegno dell'uno e il disimpegno dell'altro finiscono pur sempre con il rimandare a quella tensione dialettica fra cosmopolitismo e individualismo, fra vita pratica e vita contemplativa che caratterizza la temperie spirituale del periodo e che si riproporrà in ambito romano con l'opposizione fra negotium otium.

A differenza di quanto avvenne per la dottrina epicurea, la filosofia dello Stoicismo, già ai suoi inizi frutto dell'apporto di diversi pensatori, subì nel corso dei secoli un forte dinamismo evolutivo, in cui le sue teorie e le sue manifestazioni furono esposte a sensibili modificazioni e adattamenti. Di conseguenza, la storiografia filosofica suole suddividerne il corso in tre periodi: 

  • lo Stoicismo antico, contemporaneo alla prima età dell'Ellenismo (IV-III secolo a.C.). in cui i tre successivi capiscuola Zenone (il fondatore), Cleante, e Crisippo (suoi successori) impostarono e sistemarono i concetti fondamentali della scuola;
  • lo Stoicismo medio, durante la fase matura dell'Ellenismo (II-I secolo a.C.), caratterizzato dall'attività di Panezio e Posidonio, che attenuarono il rigore della dottrina originaria con infiltrazioni eclettiche;
  • lo Stoicismo nuovo, o tardo, o romano, rappresentato nella cultura di lingua greca da Epitteto e Marco Aurelio, e in quella latina da Seneca, durante il quale l'attenzione della scuola è soprattutto rivolta al comportamento etico, che prevale fortemente sull'elemento speculativo. 
Come l'Epicureismo, anche lo Stoicismo godette di una straordinaria fortuna per diversi secoli, propagandandosi non soltanto nelle cerchie riservate della speculazione filosofica, ma anche presso un più vasto pubblico.

Il fondatore della scuola stoica non era di origine greca, bensì semitica: Zenone, figlio di Mnasea, nacque infatti nel 333 a.C. nella città cipriota di Cizio, che Diogene Laerzio nella Vita a lui dedicata dice sede di una colonia fenicia. Egli ricevette comunque un'educazione di puro stampo ellenico, studiando ad Atene, dove ascoltò maestri di varie scuole, tra cui il filosofo megarico Diodoro e l'accademico Polemone; ma fu soprattutto l'insegnamento di Cratete cinico ad esercitare su di lui una forte influenza.

La logica

Nella sistemazione datale dai primi pensatori la dottrina stoica si articola in tre parti: logica, fisica, ed etica; e le assimilavano rispettivamente al guscio, alla chiara, e al tuorlo dell'uovo. La logica includeva la teoria della conoscenza, le forme del pensiero e la scienza dell'espressione. L'anima umana alla nascita è come una tavoletta di cera, incontaminata e pronta per la scrittura; su di essa le cose lasciano un'impressione, che sta all'origine di ogni conoscenza. L'evidenza di queste sensazioni è l'unico criterio di verità, e in base ad essa l'intelletto deve formulare il suo assenso; il pensiero consiste nel collegamento delle esperienze conservate nella memoria, che fungono da 'anticipazioni' o 'concetti comuni'. Nel campo dell'espressione, gli Stoici si dedicarono in particolare al linguaggio, formulando a proposito dei fatti grammaticali la teoria dell'anomalia, che fu poi ripresa dai filologi di Pergamo in opposizione alla scuola di Alessandria, fautrice dell'analogia.
La fisica stoica si fonda su principi che risalgono soprattutto a Eraclito.

La fisica

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