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I carmi melici e l'Ecale - L'Ecale

Callimaco fu l'inventore di un nuovo genere letterario, l'epillio, da lui proposto come alternativa al tradizionale poema epico di ampia estensione. Opera esemplare egli volle in tal senso fare con la sua Ecale, poemetto in esametri, l'opera più impegnativa di Callimaco nel campo della poesia esametrica, di cui restano circa centocinquanta frammenti, in massima parte assai brevi. Qualcosa di più contengono alcuni papiri, tra cui uno di circa settanta versi; ad essi si aggiunge un riassunto  (diegesis), pure di tradizione papiracea, dal quale possiamo ricostruire l'argomento.
Sfuggito alle insidie di Medea e sottrattosi alla stretta sorveglianza del padre Egeo, in ansia per la sua vita, Teseo si mette in viaggio per affrontare il feroce toro di Maratona, che infesta quella regione. Sorpreso da un temporale durante il cammino, egli trova ospitalità presso il modesto casolare di una vecchia contadina, Ecale, che lo ricolma di affettuose premure. Ripartito il giorno dopo, l'eroe porta a termine felicemente la sua impresa; quindi fa ritorno alla casa di Ecale, per renderle il dovuto ringraziamento, ma apprende con dolore che la vecchietta è spirata. Allora egli, per onorarne la memoria, decide di chiamare Ecale quel luogo e di edificarvi un tempio in onore di Zeus Ecaleio.
Come si può evincere dalla conclusione, il poemetto è un vero e proprio aition, che richiama quello contenuto nell'Epinicio di Berenice, relativo all'ospitalità offerta ad Eracle dal contadino Molorco: il tema sarà poi ripreso nelle Metamorfosi di Ovidio con l'episodio di Filemone e Bauci (VIII, 620 ss.).

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