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I Giambi - Contenuto

Nel Giambo I Ipponatte, risalito sulla terra dall'Ade, compare ai saggi riuniti nel tempio di Serapide e, per esortarli alla modestia, narra la storia della coppa che il ricco Baticle aveva affidato in punto di morte al figlio Anfalce, perché ne facesse dono al più meritevole fra i Sette Sapienti; il giovane la reca a Talete, il quale la offre però a Biante, che a sua volta la invia ad un altro dei Sette...; in tal modo il prezioso oggetto passa di mano in mano e ritorna a Talete, che lo consacra ad Apollo Didimeo.
Il Giambo II contiene una breve favola esopica, nella quale si narra come gli animali, prima dotati di parola, ne furono privati da Zeus a causa della loro petulanza; il dio aggiunse poi alle voci degli uomini quelle tolte alle bestie, con il risultato che c'è chi si esprime come un cane e chi come un asino.
Il Giambo III è una tirata moraleggiante contro la corruzione dei tempi presenti, nei quali la ricchezza viene anteposta alla virtù.
Nello stato attuale il più interessante è il Giambo IV, dove nella maniera tradizionale dell'agone poetico si narra una contesa tra l'alloro e l'olivo, i quali gareggiano per il primato nel mondo vegetale, rivendicato da ciascuno dei due in virtù dei propri meriti per la vita dell'uomo; la contesa sembra risolversi con la vittoria dell'ulivo, ma i versi finali sono assai mutili. Nell'allegoria si celava forse una rivalità fra letterati (Callimaco e Apollonio); ma Callimaco valica con fantasia lo spunto contingente per creare una delle sue opere più gustose, dotata di un vivace ritmo e di una grazia incantevole.
Il Giambo V contiene i severi rimproveri mossi ad un maestro di scuola per il suo poco onesto comportamento.
Il Giambo VI è una ἔκφρασις («descrizione») della famosa statua fidiaca di Zeus ad Olimpia.
Il Giambo VII ha anch'esso struttura di aition, narrando l'origine di una singolare gara di corsa, la cui istituzione viene attribuita agli Argonauti.
Il Giambo IX è caratterizzato dagli stessi tono polemici e moraleggianti del III e del V.
Il Giambo X narra la leggenda di Mopso, utilizzandola come aition per spiegare il rito sacrificale in onore di Afrodite.
Il Giambo XI contiene l'etiologia di un proverbio.
Il Giambo XII, scritto per festeggiare il settimo giorno compiuto dalla figlioletta di un amico, rievoca la gara svoltasi fra gli dei nell'offrire doni alla piccola Ebe in occasione della stessa ricorrenza.
Il Giambo XIII è un'autodifesa del poeta contro l'accusa di πολυείδεια (varietà nell'uso di generi letterari), per la quale egli trova un precedente nel poligrafo Ione di Chio; non molto chiaro - per la lacunosità del testo - il riferimento a Ipponatte.

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