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Jean Piaget (Neuchâtel, 1896 - Ginevra, 1890)

 

 
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Lo psicologo e pedagogista svizzero Jean Piaget è stato uno dei maggiori studiosi dello sviluppo intellettivo, collocabile nell'ambito del cognitivismo ma lucido precursore del costruttivismo e di altre teorie dell'apprendimento, come  l'apprendimento cooperativo (cooperative learning). I suoi studi tendono a dimostrare la continuità tra lo sviluppo del sistema nervoso e l'incremento dell'intelligenza. Secondo Piaget, lo sviluppo mentale consiste in un'interrotta ricerca di equilibrio, tramite un adattamento sempre più accurato alla realtà. Tale adattamento è descritto dallo psicologo come il risultato dell'interazione funzionale di due processi: assimilazione accomodamento. Per assimilazione si intende un processo che consente ai dati dell'esperienza di essere inseriti in schemi di comportamento o di spiegazione preesistenti, i quali non subiscono alcun mutamento dall'incontro con stimoli nuovi; l'accomodamento, invece, si attua quando gli schemi posseduti vengono modificati per effetto dell'adeguamento a nuovi elementi. L'equilibrio tra i due processi determina un adattamento intelligente e pertanto l'intelligenza è da considerarsi come la forma più elevata di adattamento biologico. 

Nel corso dell'evoluzione cognitiva, Piaget distingue cinque fasi. 

La prima è costituita dallo stadio senso-motorio, che va dalla nascita ai due anni. Il bambino inizialmente possiede delle abilità sul piano della percezione e del comportamento, dalle quali giungerà, intorno ai diciotto mesi, ad un'abilità diversa, contrassegnata dalla capacità di pensare. Adesso è in grado di organizzare le proprie azioni per ottenerne una conseguenza. Intorno ai due anni il bambino riesce a pensare ad un oggetto anche se questo non si trova all'interno del suo spazio di percezione, progredendo così verso l'acquisizione della funzione simbolica. Questo processo favorisce lo sviluppo del linguaggio. Secondo Piaget, l'acquisizione del linguaggio è indipendente dallo sviluppo sociale e lo sviluppo del linguaggio non è correlato con quello del pensiero, in quanto lo sviluppo cognitivo precede quello linguistico. 

A questa fase segue lo stadio preconcettuale o del pensiero simbolico, che va dai due ai quattro anni. Caratteristica di questo stadio è l'uso dei simboli e l'esordio è segnato dal gioco simbolico o d'immaginazione. Il bambino passa gradualmente dal ripetere azioni compiute da altri al compiere azioni prodotte da sue idee, avviandosi così verso il pensiero rappresentativo. 

Tra i quattro e i sette anni il bambino attraversa lo stadio del pensiero intuitivo, durante il quale il bambino riesce a formare delle intuizioni ma senza la capacità di definire concetti. Questo terzo stadio, insieme al precedente, costituisce lo stadio preoperatorio. In questa fase si effettua il passaggio dal linguaggio egocentrico al linguaggio socializzato, quando, intorno ai sei anni, il bambino si rende conto che esiste un punto di vista diverso dal proprio, e contestualmente sviluppa la capacità di distaccarsi dalla concretezza del reale e di produrre pensieri astratti o simbolici.

Per la capacità di definire concetti è necessario l'avvento dello stadio delle operazioni concrete. Questa fase, che va dagli otto ai dodici anni, ha come caratteristica fondamentale la capacità di svolgere un pensiero reversibile. Quest'operazione di reversibilità, e quindi di flessibilità, consente al bambino di eseguire operazioni di classificazione, raggruppamento e seriazione. 

Dai dodici anni in poi si avvia l'ultima fase, lo stadio del pensiero logico-formale, durante il quale la capacità di ragionare diviene di tipo ipotetico-deduttivo. Si passa così dall'azione senso-motoria alla rappresentazione e alla concettualizzazione. 

Riassumendo, nella teoria di Piaget l'esperienza è lo stimolo per lo sviluppo, ma quello che si sviluppa è un insieme di strutture cognitive con le quali interpretare l'esperienza. Attraverso l'esperienza il bambino costruisce un sistema cognitivo, a partire da riflessi innati. Questo punto di vista viene chiamato costruttivista.

Piaget fu uno dei primi psicologi ad occuparsi dello sviluppo morale, focalizzandosi nei suoi scritti specificatamente sulla morale dei bambini e ne studiò il modo in cui essi giocano al fine di comprendere il loro concetto di bene e di male. Egli scoprì che anche la moralità può considerarsi un processo evolutivo, e ne delineò tre fasi: fino ai quattro anni, il bambino attraversa la fase premorale (anomia), di totale assenza di regole; successivamente e fino ai nove anni abbiamo il realismo morale, durante il quale egli adotta un punto di vista egocentrico, basandosi sul danno oggettivo e non sull'intenzionalità del gesto; dopo i nove anni, il bambino comprende il concetto di responsabilità soggettiva di un'azione o di una scelta, trovandosi ad attraversare la fase del relativismo morale.

L'epistemologia genetica, del 1970, riprende la teoria stadiale di Piaget relativa allo sviluppo cognitivo del bambino. Il punto di partenza del suo approccio teorico è il pensiero di Kant circa la conoscenza delle cose: la conoscenza del mondo esterno avviene tramite i dati provenienti dall'esperienza i quali vengono organizzati dalla mente secondo le categorie. Piaget si differenzia da Kant per il fatto che, secondo il pedagogista, gli schemi mentali non restano immutati ma si modificano nel tempo. Da queste conclusioni, il termine di epistemologia (studio della conoscenza e delle modalità con cui si realizza) genetica (che si evolve nel tempo insieme alla vita biologica). Questa evoluzione avviene per gradi, partendo da livelli basilari per poi raggiungere schemi più complessi.

Dal punto di vista pedagogico, è degna di nota la sua metafora del Cerchio delle scienze. Considerando la pedagogia come una disciplina autonoma all'interno delle scienze dell'educazione, egli la inserisce all'interno di un cerchio la cui circonferenza è rappresentata da tanti punti quante sono le scienze umane e dell'educazione. Così facendo, Piaget attribuisce pari dignità scientifica a ciascuna scienza e al contempo le pone come interdipendenti.

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