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Il tempo - Acronia apolloniana e atemporalità omerica

Come lo spazio del poema tende a chiudersi su se stesso, a perdere le sue coordinate di riferimento per assumere connotati più psichici che materiali, così il tempo, visto nella sua dimensione superficiale, è di una linearità assoluta, poiché segue il percorso dell'avventura e la successione degli avvenimenti. Ma questo schema cela un'elaborata tridimensionalità, dove si incrociano il passato del tempo della vicenda, il presente da cui il poeta - che a differenza dell'antica maniera epica si concede frequenti inserzioni personali - osserva lo svolgersi degli avvenimenti (e vi precisa inoltre l'origine di fatti attuali), e il futuro delle predizioni, punto di vista del poeta, che sono un espediente tipico del poema. Risulta così un'intersezione di diversi piani cronologici, in cui passato, presente, e futuro, finiscono con il riflettersi ambiguamente l'uno nell'altro: ciò comunica al lettore un senso di acronia profondamente diverso dall'atemporalità omerica, nella quale le gesta degli eroi risultano sì collocate in una dimensione rarefatta e remota, ma anche dotata di una sua autonomia rispetto al tempo della narrazione. Ne deriva un movimento interno che varia di continuo gli angoli prospettici, nel contempo esprimendo una concezione del tempo che raccorda il periodo del mito con quello della storia, e conferisce al primo un'implicita, ancorché simulata realtà. Si tratta di un illusionismo che ha insieme una ragione poetica e una culturale: il dato erudito si riscatta da una velleità decorativa e trova legittimazione nella pretesa di verità; e si riafferma la continuità della civiltà ellenica lungo un percorso che dalle origini si protrae fino a coinvolgere il problematico presente.

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