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La lingua - Evoluzione della koinè

La koinè non rimane però sempre uguale a se stessa e va progressivamente modificandosi rispetto al suo originale carattere ionico-attico: mentre la lingua scritta inclina ovviamente ad essere più conservativa e a 'resistere' a questa tendenza, apparendo comunque secondo diversi livelli di elaborazione, quella parlata (di cui possiamo farci un'idea attraverso i documenti privati o gli errori degli incisori di epigrafi) risulta più dinamica ed aperta alle innovazioni lessicali e sintattiche: la massima approssimazione all'uso corrente è rappresentata dalle opere neotestamentarie e protocristiane in genere, e dai papiri documentari e privati.
Le tendenze di fondo di questa linea evolutiva obbediscono a esigenze di 'economicità', cioè di progressiva eliminazione delle forme sentite come non strettamente necessarie al pratico impiego della stessa koinè e poco per volta abbandonate anche in ambito letterario: così scompaiono la notazione dello spirito aspro, il duale, il perfetto, l'ottativo, e tendono a rimodellarsi analogicamente certe 'anomalie' verbali, come la flessione mista dei cdd. verbi in -μι, mentre la declinazione consonantica subisce - come avverrà nel passaggio dal latino alle lingue romanze - la forte concorrenza di quella in vocale (già in un'iscrizione in Magnesia del II secolo a.C. si incontra la forma di accusativo γυναῖκαν al posto di γυναῖκα).

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