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CENTRO STUDI - DOPOSCUOLA - LEZIONI PRIVATE - RECUPERO ANNI SCOLASTICI

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È sufficiente elencare solo alcuni degli argomenti trattati per rendersi conto della loro eterogeneità: si va dai riti sacrificali di Anafe e Lindo (frr. 7-23 Pfeiffer) alle fondazioni e ai nomi delle città siceliote (fr. 43 Pfeiffer), dalla favola di Aconzio e Cidippe (frr. 67-75 Pf.) al simulacro ligneo di Era a Samo (fr. 100 Pf.), per finire con la Chioma di Berenice (fr. 110 Pf.).
Nel proemio, aggiunto ad opera compiuta e in parte conservatoci, l'autore polemizza con i propri avversari (cui dà il nome di Telchini, da quello dei demoni maligni sterminati da Apollo) ed enuncia la sua poetica. All'inizio del libro I era la narrazione del sogno giovanile, nel quale Callimaco aveva ricevuto dalle Muse la sua investitura a poeta; iniziava poi la serie degli aitia veri e propri, il primo dei quali, concernente i sacrifici di Paro e la nascita delle Cariti, veniva narrato dalla stessa musa Clio. Gli altri racconti mitici contenuti nel primo libro riguardavano le origini dei riti sacrificali di Anafe e di Lindo, le vicende di Lino e Corebo, le feste di Artemide Leucadia e le offerte espiatorie di Aiace. Problematica la ricostruzione degli argomenti trattati nel libro II, di cui mancano le diegeseis; esso doveva comunque contenere aitia riguardanti la fondazione di varie città siciliane, nonché altri due carmi che avevano per protagonisti rispettivamente Busiride e Falaride. Il libro III iniziava con l'Epinicio di Berenice, aggiunto nella redazione finale dell'opera e contenente l'aition relativo all'istituzione dei giochi Nemei, per proseguire con altri componimenti elegiaci riguardanti le feste Tesmoforie, il sepolcro di Simonide, le fonti di Argo, la storia d'amore di Acontio e Cidippe (tra i frammenti più estesi e meglio conservati), i riti nuziali degli Elei, il culto di Artemide Ilitia, il mito di Frigio e Pieria e quello di Euticle di Locri. Il libro IV comprendeva sedici elegie, dedicate a miti sempre meno noti, fra i quali ricorderemo quelli che si riferivano alla festa Dafneforia, celebrata a Delfi, alla storia di Melicerte, al vetusto simulacro ligneo dell'Hera di Samo, all'ancora della nave Argo. Quest'ultimo aition chiudeva forse la raccolta nella sua prima redazione, in perfetta corrispondenza con un altro riferimento alla saga argonautica contenuto all'inizio del primo libro, a proposito dell'origine del rito sacrificale di Anafe; in seguito Callimaco inserì come conclusione la Chioma di Berenice, in parte conservataci e di cui possediamo l'integrale versione latina di Catullo (66). Gli Aitia avevano anche un vero e proprio epilogo, in cui il poeta rivolgeva un saluto a Cirene, patria sua e di Berenice, e manifestava la propria intenzione di entrare nel «pedestre pascolo delle Muse», con probabile allusione alla successiva raccolta dei Giambi.

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