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*A*

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ALESSANDRO MAGNO

Figlio di Filippo II di Macedonia e della regina Olimpiade, nasce a Pella, in Macedonia, nel luglio del 356 a.C.

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APPENNINI

  • Morfologia
Catena montuosa che si estende per circa 1300 km, dal passo di Cadibona, nella Liguria Occidentale, all'estremità meridionale della Calabria. Il sistema appenninico è meno elevato delle Alpi (le cime non superano i 3000 metri), e più eroso, perché formato da rocce poco compatte. In prossimità del mare, si possono trovare strette pianure costiere, mentre per ampi tratti i monti giungono fino al mare creando coste alte e a strapiombo.
  • Settentrionale, Centrale, Meridionale
Per convenzione, possiamo dividere gli Appennini in Settentrionale, Centrale e Meridionale. Il monte più alto è il Corno Grande del Gran Sasso, in Abruzzo. Altre cime elevate sono la Maiella, in Abruzzo, il Monte Pollino, in Basilicata, il Monte Terminillo, nel Lazio, il Monte Vettore, nelle Marche, il Monte Cimone, in Emilia Romagna, e il Monte Miletto, in Campania. Alcuni gruppi montuosi più bassi, tra l'Appennino e la costa, sono definiti Preappennini o Antiappennini.

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AUTONOMIA DIDATTICA

Consiste nel concretizzare gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere. L'esercizio della libertà di insegnamento non si qualifica come diritto assoluto di rango costituzionale ma è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni, garantisce l'autonomia professionale nello svolgimento dell'attività didattica, scientifica e di ricerca, si attua nel rispetto degli ordinamenti della scuola.

B.

  • .Baddeley. - Elabora un modello multicomponenziale della memoria di lavoro, che risulta articolata in tre componenti: esecutivo centrale, circuito fonologico e taccuino visivo-spaziale.
  • .Bartlett. - Propose una teoria della memoria rivoluzionaria, secondo la quale le tracce mnestiche sarebbero sottoposte a continue ricostruzioni in virtù delle esigenze della realtà presente.
  • .Baumrind, Diana. - Dai suoi lavori emerge lo schema di classificazione degli stili genitoriali più utilizzato. Individua quattro stili: autoritario, permissivo, autorevole, trascurante o di rifiuto.
  • .Berlusconi, Silvio - Negli anni Ottanta, durante la piena felicità individuale e affermazione personale che seguirono gli anni di Piombo, nasce il "berlusconismo". Silvio Berlusconi aveva appena ricevuto (1977) l'ordine al merito del lavoro a seguito di una riuscitissima attività edilizia e, dopo l'apertura dell'editoria telematica, prima appannaggio esclusivo dello Stato, aveva esteso i propri affari al settore dei media. La valenza del berlusconismo non poteva che essere positiva, con inevitabile riferimento all'ottimismo imprenditoriale che caratterizza lo spirito dell'impresa in grado di sopravvivere alle difficoltà. Sarà solo nel XXI secolo, dopo che l'imprenditore aveva portato ad associare il suo operato alla sfera prettamente politica, che il termine assumerà un'ambivalenza legata, di volta in volta, alle visioni di fautori e oppositori. Valori e comportamenti di Berlusconi sono stati messi in relazione, proprio in virtù di tale ambivalenza con la cosiddetta "anomalia" che permea molti campi della vita italiana, individuando in questa più una causa del berlusconismo che una sua conseguenza. In questo senso, sembra quasi naturale tracciare un parallelismo con il fascismo, inteso anch'esso come espressione di una nazione e non come una tendenza che si sovrappone al carattere di un stato. L'ambivalenza di base del berlusconismo può essere individuata da una parte nella risposta alla crisi del sistema politico italiano, che in esso leggono i fautori, e dall'altra nel populismo di destra che, al contrario, vi identificano gli oppositori. Ponendoci al di fuori dei punti di vista, Berlusconi si è posto sempre come come un moderato liberale e liberista, che metteva la propria esperienza da imprenditore al servizio di uno stato che, a suo parere, doveva presentarsi al popolo come una grande azienda. Il dialogo diretto con gli elettori è il punto di forza del suo successo, così come l'aver sempre cercato di far collimare le sue posizioni politiche, interne e, soprattutto, estere, con l'amicizia personale. Il suo linguaggio, lontano dalle formule criptiche e allusive della politica, è stato diretto, immediato, svincolato dalla necessità di mediazioni, diventando anche spesso, forse volutamente, iconico. Il trionfo è indiscusso, tra i sostenitori come tra gli oppositori perché, se mi è concesso dirlo (e qui non può non saltare alla mente il suo "mi consenta"), amore e odio sono manifestazioni opposte di una stessa essenza, e si contrappongono insieme al "nulla" che può unicamente suscitare una pacata indifferenza.

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BOCCACCIO, GIOVANNI

  • Il periodo napoletano
Nato a Firenze nel 1313, Boccaccio seguì adolescente il padre a Napoli per fare pratica mercantile e bancaria ma, affascinato dalla corte angioina, si dedicò agli studi di letteratura e ai classici. Qui, tra il 1327 e il 1340, si dedicò alla stesura di quattro opere narrative, che fondono la tradizione del poema epico con quella dell'elegia amorosa: Caccia di Diana, Filostrato, Filocolo, Teseida delle nozze di Emilia.
  • Il Filocolo
Scritto tra il 1336 e il 1338, il Filocolo è un lungo romanzo in prosa diviso in cinque libri. La storia è ripresa da un testo appartenente alla tradizione popolare, il Cantare di Fiorio e Biancifiore, databile intorno al 1150. Sulla trama del cantare, che narra gli amori di Fiorio, principe pagano, e Biancifiore, schiava cristiana, Boccaccio innesta una serie di digressioni che sperimentano i più disparati generi letterari, dalle dissertazioni dottrinali alle questioni d'amore, dalle epistole al racconto d'avventura modellato sullo schema del romanzo greco alessandrino.
  • Il periodo fiorentino
In seguito al fallimento della banca dei Bardi, presso la quale lavorava il padre, nel 1340 tornò a Firenze. Qui iniziò a lavorare ad una serie di opere caratterizzate da una maggiore consistenza letteraria e da un profondo legame con la tradizione fiorentina: Comedia delle Ninfe fiorentine, Amorosa visione, Elegia di Madonna Fiammetta, Ninfale fiesolano.
  • Il Decameron e le opere successive
Nel 1346 fu a Ravenna, nel 1347 a Forlì, ma già nel 1348, durante la terribile peste che gli sottrarrà il padre, fece ritorno nella sua città natale, dove strinse una profonda amicizia con Petrarca e iniziò la stesura del Decameron. Dopo la conclusione del suo capolavoro, si dedicò soprattutto ad opere di erudizione e alla produzione di testi ascrivibili alla sua passione per Dante. Nel 1361 si ritirò a Certaldo, dove morì, dopo una breve parentesi fiorentina interrotta per motivi di salute, nel 1375.

Opere del periodo fiorentino

  • Comedia delle Ninfe fiorentine
Nota anche con il titolo di Ameto, dal nome del protagonista, la Comedia delle Ninfe fiorentine fu scritta tra il 1341 e il 1342. Anticipa la struttura del Decameron. Narra del pastore Ameto il quale, innamoratosi della ninfa Lia, del cui canto non riesce più a fare a meno, decide di diventare cantore egli stesso e, dopo un rito di purificazione, Venere lo trasforma da "animale bruto" in "uomo". Dietro la metafora dell'umanizzazione del pastore si cela il processo che, per mezzo dell'amore, ha condotto l'umanità dalla barbarie alla civiltà.
  • Amorosa visione
Scritto tra il 1342 e il 1343, l'Amorosa visione è un poema in terzine di spiccata imitazione dantesca, diviso in cinquanta canti. Smarritosi in un deserto, il poeta si trova a scegliere tra un percorso stretto che conduce alla virtù e uno largo che porta ai beni mondani. Scelta questa seconda via, il poeta giunge in un meraviglioso giardino, dove si realizza la visione della donna amata, Fiammetta. Ad un tratto, il poeta si sveglia e si rende conto che l'attende nella realtà un itinerario molto più impegnativo, che lo condurrà alla virtù.
  • Elegia di Madonna Fiammetta
L'Elegia di Madonna Fiammetta fu scritta in prosa tra il 1343 e il 1344. Vede la protagonista raccontare in prima persona del proprio amore per Panfilo, in un monologo che si presenta come una sorta di romanzo psicologico o una confessione in forma di lettera indirizzata alle "innamorate donne".
  • Ninfale fiesolano
Poemetto mitologico in ottave, scritto tra l 1344 e il 1346. Le origini di Fiesole e di due fiumi vicini diventano il pretesto per narrare la storia d'amore tra il pastore Africo e la ninfa Mensola, da cui prendono i nomi i due corsi d'acqua.

Il Decameron

  • Struttura
Scritto tra il 1349 e il 1351, il Decameron è una raccolta di cento novelle inserite all'interno di una cornice costituita da un racconto autonomo. L'opera si apre con un proemio dell'autore, che si rivolge alle donne, cioè al pubblico cui sono dedicate le novelle. Segue l'introduzione, che descrive il dato storico della peste che ha colpito Firenze.
  • L’espediente della cornice
Il dispositivo narrativo della cornice trova i suoi precedenti nell'antica tradizione mediorientale, nella quale molti libri di racconti presentano lo stesso impianto. La cornice del Decameron, però, presenta una caratteristica diversa, ponendosi come il vero motore narrativo, piuttosto che una trama esile che serve solo da raccordo. Essa, infatti ordina e regola i singoli testi in una sorta di macrotesto.
  • L’amore secondo Boccaccio
L'amore descritto da Boccaccio non è quello cortese, proprio dei "cuori gentili", ma è una passione che non conosce limite alcuno. Il rapporto amoroso è rappresentato in una dimensione del tutto realistica, che soppianta gli schemi del fin amor cantato dai trovatori. Questa concezione è rappresentata in maniera evidente nella novella di Federigo degli Alberighi (V, 9), in cui il protagonista dismette gli abiti del corteggiatore tipicamente medievale, che sperpera tutto nel tentativo di guadagnarsi i favori dell'amata, e diventa un cauto amministratore del proprio patrimonio. All'amore sono dedicate due intere giornate (la quarta narra gli amori tragicamente conclusi e la quinta narra le storie dal lieto fine), ma la tematica torna anche in diversi punti dell'opera con altissima frequenza.
  • La fortuna
Altro grande tema, presente soprattutto nella seconda e nella terza giornata, è quello della fortuna, intesa nel suo significato più ampio di caso. Essa rappresenta una variabile incontrollabile che domina le vicende umane, alla quale fa fronte l'intelligenza. Gli sciocchi non sono in grado di fronteggiarla e quindi, nel Decameron, andranno inevitabilmente incontro al destino che meritano.
  • Introduzione del realismo
La grande novità del Decameron consiste soprattutto nella sua capacità di mettere in scena la realtà umana in tutte le sue sfaccettature, fornendo ai lettori un vastissimo repertorio di modelli comportamentali e introducendo il realismo in letteratura. Alla varietà tematica corrisponde una notevole varietà di registri, imposti di volta in volta dalle singole novelle. Tuttavia, la lingua del Decameron si pone come una lingua mezzana (medietas) dovuta, secondo quanto lo stesso Boccaccio afferma nel Filocolo, alla prevalenza della materia amorosa e alla scelta delle donne quale destinatario privilegiato.
  • Il confronto con la Commedia
Nonostante lo stesso Boccaccio sottolineasse la distanza della sua opera dalla Commedia, il confronto con l'opera di Dante fu inevitabilmente negativo per il Decameron, sebbene diverse volte esso fu esaltato quale apice inarrivabile di verismo storico. La critica del Trecento e del Quattrocento lo ritenne opera minore, scontrandosi comunque con l'opinione popolare che accolse da sempre l'opera con entusiasmo. Dopo alterne vicende, la critica del Settecento e dell'Ottocento riscattò il Decameron, e Francesco De Sanctis, difendendolo dalle accuse di aver contribuito alla corruzione dello spirito italiano, affermerà (Storia della Letteratura Italiana, Firenze, 1960) che il grande merito del Boccaccio è stato quello di "rispondere a qualche cosa che volea da lungo tempo uscir fuori dalle anime".

  • Testi danteschi
Dopo la conclusione del Decameron e per tutta la sua esistenza, Boccaccio si dedicò ad un instancabile lavoro di copia e di edizione dei testi danteschi, che si concretizzò in una serie di scritti come il Trattatello in laude di Dante o le Esposizioni sopra la Comedia, che comprendono le letture che Boccaccio tenne nella chiesa di Santo Stefano di Badia nel 1373 e che dovette interrompere per rientrare a Certaldo per ragioni di salute.
  • Scritti eruditi
Tra gli scritti eruditi, tutti in latino, ricordiamo: De montibus, lacubus, fluminibus, stagnis et paludibus, et de nominibus maris, De mulieribus claris, Buccolicum carmen, De casibus virorum illustrium, Genealogia deorum gentilium. A quest'ultima opera lavorò probabilmente dal 1350 al 1374, con l'intento di sistemare l'immenso patrimonio mitologico ereditato dalla tradizione classica e di dimostrare come la poesia e la mitologia celino un significato profondamente religioso e cristiano.
  • Il Corbaccio
Opera in volgare di carattere creativo, il Corbaccio fu composto molto probabilmente intorno al 1365. L'opera propone una satira violentissima contro le donne e sembra imporre una radicale inversione di tendenza rispetto alle opere precedenti. La critica ha voluto vedervi un'improvvisa negazione, da parte dell'autore, della sua produzione fino a quel momento, ma un manoscritto rinvenuto nel 1962, della cui paternità non vi sarebbe certezza, sembrerebbe attestare che Boccaccio stesse riscrivendo di proprio pugno la sua opera più grande.

C.

CARTOGRAFIA

  • Cartografia moderna
Nella cartografia moderna, le carte sono rappresentazioni della superficie terrestre approssimate (in quanto la superficie terrestre, essendo sferica, subisce delle deformazioni quando viene raffigurata su un piano), ridotte (in base all'area da rappresentare esistono diverse scale) e simboliche (in quanto viene utilizzata una simbologia per rappresentare oggetti reali).
  • Approssimazione geografica
Nella necessità di rappresentare la superficie sferica e tridimensionale della Terra su un piano bidimensionale, le carte sono soggette ad una approssimazione, cioè una deformazione, che inevitabilmente conduce a degli errori.
  • Proiezioni geografiche
Per riportare la superficie terrestre sulla carta, vengono utilizzati due tipi di proiezioni: prospettiche e per sviluppo. Le prime possono essere centrografiche (il punto di fuga è posizionato al centro del globo), ortografiche (il p.d.f. si trova in un punto posto all'infinito), stereografiche (all'antipode dell'area da rappresentare) o scenografiche (a una certa distanza finita dalla Terra). Le proiezioni per sviluppo utilizzano la superficie di un solido (cilindro o cono) per avvolgere il globo e il punto di fuga viene posto al centro della sfera. Il reticolato geografico viene proiettato sulla superficie del solido, che viene aperta (si  sviluppa) e distesa su un piano. Alle proiezioni, inoltre, vengono applicate delle correzioni allo scopo di ridurre al minimo le deformazioni, ottenendo, così, delle proiezioni modificate.
  • La proiezione di Mercatore
La proiezione cilindrica più nota è quella di Gerhard Kremer, detto il Mercatore, in cui meridiani e paralleli sono rette che si incontrano ad angolo retto. Essa presenta una forte deformazione in quanto i Poli, che in realtà equivalgono a due punti, sono rappresentati con un'estensione pari a quella equatoriale, con la conseguenza di esagerare notevolmente le dimensioni man mano che ci si allontana dall'Equatore. Tuttavia la proiezione è stata ampiamente utilizzata in navigazione e lo stesso Google Maps la utilizza, in quanto la distorsione restituita è impercettibile per le piccole variazioni di latitudine.
  • Arno Peters
Tra le numerosi varianti alle proiezioni, spicca la proiezione cilindrica modificata da Arno Peters, il quale ha allontanato tra loro meridiani e paralleli in modo da ottenere dei reali rapporti di area tra le terre rappresentate. Come ogni proiezione, anche questa pperde precisione sotto alcuni punti di vista, ma i Paesi nel planisfero sono rappresentati in maniera equivalente. La carta di Arno Peters viene utilizzata dalle principali organizzazioni internazionali, quali l'ONU e l'UNICEF.

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CCNL

Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

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  • .Collegio dei docenti. - Il collegio dei docenti formula proposte al direttore didattico o al preside per la formazione, la composizione delle classi e l'assegnazione ad esse dei docenti, per la formulazione dell'orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, ma non per il calendario scolastico annuale. Il potere deliberante del collegio dei docenti non si esercita per l'elezione dei collaboratori del dirigente scolastico.
  • .Comportamentismo. - Per i comportamentisti l'ambiente è primario nel determinare il comportamento, in quanto sostengono che il comportamento sia una semplice associazione tra stimoli esterni e risposte osservabili (atti comportamentali). L'atto dell'apprendere, consiste in una risposta passiva, in una copia fedele di ciò che si esperisce. Per la psicologia comportamentista, fondamentale è il rinforzo, inteso come una conseguenza che, applicata al comportamento di un organismo, ne rafforzerà i comportamenti futuri. Una risposta non seguita da un rinforzo tende a scomparire: questo fenomeno è noto come estinzione. I comportamentisti sostenevano che solo i comportamenti osservabili potessero essere studiati scientificamente. Se si riduce il pensiero a linguaggio implicito, grazie ai movimenti muscolari che questo produce, anche esso può essere studiato scientificamente.
  • .Consiglio di classe. - Oltre ai docenti, fanno parte del consiglio di classe: nella scuola media, quattro rappresentanti eletti dai genitori; nella secondaria superiore, due rappresentanti eletti tra i genitori dagli stessi e due rappresentanti eletti tra gli alunni; nei corsi serali, tre rappresentanti degli studenti eletti dagli stessi. Le funzioni di segretario del consiglio di classe sono svolte da un docente a ciò incaricato dal presidente del consiglio stesso. Le funzioni di presidente del consiglio sono svolte dal direttore didattico e dal preside oppure da un docente, membro del consiglio, loro delegato.

  • Generalità
Approvata il 22 dicembre 1947, la Costituzione della Repubblica italiana è entrata in vigore il 1° gennaio dell'anno successivo. Essa è votata (in quanto è stato il popolo a dotarsi di questo documento, e non ottriata, cioè concessa per volontà del sovrano), scritta (non consuetudinaria), rigida (perché modificabile solo con una procedura aggravata, detta legge di revisione costituzionale; non flessibile) e lunga (non breve, poiché i principi sono ampiamente precisati e descritti).
  • Struttura e linee fondamentali
È composta da 139 articoli suddivisi in principi fondamentali (artt. 1-12), Parte Prima (relativa ai Diritti e doveri dei cittadini, artt. 13-54) e Parte Seconda (concernente l'Ordinamento della Repubblica, artt. 55-139). In coda alla Costituzione sono state collocate 18 Disposizioni transitorie e finali, che contengono norme transitorie per saldare l'ordinamento costituzionale al precedente.
  • Principi fondamentali
I membri dell'Assemblea costituente furono concordi nell'affermare il carattere repubblicano, democratico e sociale della neonata Repubblica, sancendo così la rottura con il passato regime fascista. Per esercitare la sovranità, il popolo elegge i propri rappresentanti in Parlamento, il quale a sua volta determina la nascita del Governo ed elegge il Presidente della Repubblica. Si tratta, dunque, di una democrazia rappresentativa. Ne segue che lo Stato italiano è repubblicano (in particolare, l'Italia è una repubblica parlamentare, in quanto il Governo  riceve la fiducia dal Parlamento), democratico (democrazia rappresentativa), pluralista (è assicurata la presenza delle diverse opinioni attraverso la tutela delle formazioni sociali: famiglia, partiti, sindacati, confessioni religiose, ecc.), unitario e regionale, e sociale (interviene per eliminare le disuguaglianze tra i cittadini). Altri principi fondamentali sono dettati dall'articolo 2, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, cioè quelli posti a tutela dei valori fondamentali della persona umana (alla vita e all'integrità fisica, al nome, all'onore, all'identità personale e all'identità sessuale, all'immagine). Tali diritti sono insopprimibili, imprescrittibili (non si perdono se non vengono esercitati per un periodo di tempo più o meno lungo), indisponibili (l'uomo non può disporne liberamente, ad esempio, assegnandoli ad altri) e inalienabili. L'articolo 2, pertanto, esprime i principi personalista (in base al quale l'uomo e la dignità umana, non solo dei cittadini, sono posti al di sopra dello stato) e pluralista (i diritti inviolabili sono riconosciuti anche all'interno delle formazioni sociali). L'articolo 3 afferma il principio di eguaglianza formale. Esso affonda le sue radici nelle conquiste egalitarie della Rivoluzione Francese.
  • Diritti del cittadino
Un diritto fondamentale e inviolabile è quello della libertà personale, che può essere ristretta unicamente nei casi e nei modi previsti dalla legge e con atto motivato dall'Autorità giudiziaria. Altra libertà fondamentale è quella di domicilio, che non può essere ispezionato o perquisito se non nei modi consentiti dalla legge. La libertà di comunicazione implica che un individuo possa comunicare nei modi che preferisce, con chiunque, senza che nessuno violi la segretezza del contenuto. Inoltre, ogni cittadino (italiano, e non straniero) ha il diritto di circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale. L'articolo 21 riconosce la libertà di manifestazione del pensiero, che più di ogni altra contraddistingue gli ordinamenti democratici. La Costituzione riconosce anche le libertà collettive, ovvero quelle godute nell'ambito di gruppi e formazioni sociali: di riunirsi pacificamente e senza armi (art. 17), di associarsi liberamente (art. 18), di professare la religione (art. 19).
  • Doveri del cittadino
I doveri sanciti espressamente dalla Costituzione sono: svolgimento di un'attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società; mantenere ed educare i figli; conseguire un grado minimo d'istruzione; essere fedeli alla Repubblica e osservarne la Costituzione e le leggi; difendere la Patria; contribuire alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva.

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CROCE, BENEDETTO

  • Dalla critica storica alla critica estetica
Contrapponendo alla critica scientifica, con il compito di accertare i fatti, una critica estetica, Benedetto Croce assegna a questa il compito di formulare un giudizio di valore che stabilisca quanto l'opera sia esteticamente valida. In questa prospettiva, la critica estetica ha il compito di distinguere la poesia, cioè l'opera esteticamente valida, dalla non-poesia, che può comunque risultare essenziale per altre ragioni (comprensione generale dell'opera, conoscenza sull'autore, e altro).
  • Due preclusioni
La metodologia crociana presenta essenzialmente due preclusioni caratteristiche: la prima esclude l'utilità delle spiegazioni tecniche per la comprensione della poesia, la quale, configurandosi come atto intuitivo, determina le modalità di espressione nell'atto stesso della creazione; la seconda sottolinea l'inutilità della realizzazione di una storia dei generi o di una storia letteraria, in quanto l'atto intuitivo della poesia è individuale e in quanto tale va studiato.
  • Intuizione lirica e intuizione cosmica
All'interno della critica crociana è possibile distinguere due momenti di sviluppo. In una prima fase, in cui l'arte viene concepita come intuizione lirica e individuale, si manifesta la personalità del suo autore. Compito del critico è, quindi, quello di ricercare il processo individuale e spirituale che si manifesta nell'espressione artistica. In una seconda fase, l'arte viene concepita come intuizione cosmica, cioè non più individuale ma relativa alla vita nella sua totalità: qui il compito del critico consiste nell'inndividuare la legge universale dietro la parola poetica individuale.

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*D*

  • .D'Annunzio, Gabriele - Ad occupare una posizione di deciso rilievo nel panorama letterario italiano è Gabriele D'Annunzio, esponente e simbolo del Decadentismo oltre che generale e attivista della Prima Guerra Mondiale. Ricordiamo, così, la celebre occupazione della città di Fiume, che non era stata assegnata all'Italia dagli Alleati ma che, per diverse ragioni storiche, veniva da questa rivendicata. Sembra che, in seguito alla iniziale vittoriosa operazione, la città fosse caduta sotto un regime, quello delle truppe legionarie dannunziane, repressivo e totalitario, precursore del Fascismo. A questa visione si oppone quella di chi, nel regime legionario, volle vedere, invece, un moto liberale e libertario, oltre che nazionalistico. Resta il fatto che il Fascismo celebrò sempre D'Annunzio come suo precursore, nonostante il poeta non avesse mai preso la tessera del Partito Nazionale Fascista, non solo per i suo meriti militari ma anche per i suoi contributi da intellettuale. Grazie alla sua produzione, che lo pone come cantore sacro dell'Italia umbertina, fu soprannominato il Vate, alla stessa maniera di Giosuè Carducci. Un Istituto Nazionale, al quale collaborò lo stesso D'Annunzio, fu appositamente creato per la pubblicazione della sua Opera omnia, che fu integralmente data alle stampe tra il 1927 e il 1936. Senza dubbio, la sua fortuna non fu dettata da una poetica che mirava ad un modello alto, ideale assoluto di valore, ma da alcune scelte, consapevolmente operate, che puntavano all'obiettivo di collocarsi al centro di un successo economico e mondano garantito. A questo scopo, intrapresa inizialmente una certa vicinanza al mondo di Carducci, se ne allontanò, giudicandolo ormai superato, in vista delle più avanzate correnti francesi del Decadentismo e del Simbolismo, oltre che delle contemporanee filosofie tedesche e, generalmente, europee. Ad improntare energicamente il pensiero dannunziano fu in primo luogo Nietzsche, sebbene la sua si configuri più come una suggestione artistica e letteraria che una vera e propria influenza ideologica e filosofica. In modo particolare, ciò che allontana il superuomo, raffinato ed esteta, protagonista dei luoghi dannunziani, dall'oltreuomo nietzschiano, è la sensibilità religiosa che il poeta sviluppa nei confronti di svariate culture, che spaziano dal Paganesimo al Cristianesimo. Sebbene egli si fosse dichiarato ateo in gioventù, si poneva come interprete agnostico di occultismo e panteismo, per avvicinarsi alla fede negli ultimi anni della sua vita. Grazie a questa sua particolare visione, tutta la sua opera è pregna di una pulsione vitalistica, che mette l'esteta al centro di un mondo naturale con cui riesce a fondersi pienamente, a compenetrarsi. Ad interpretare egregiamente questo panismo e vitalismo è la scelta di nuovi modelli linguistici e narrativi, che spaziano attraverso schemi liberi e differenziati, per amalgamare il tutto in un'armonia ineguagliabile. E nessuno, meglio di lui, poteva prosi come interprete di un pensiero che incarnava nella sua stessa esistenza, con i suoi slanci sentimentali verso le innumerevoli donne della sua vita. Lo incarnava a tal punto che il momento più alto della sua produzione poetica è identificabile proprio nel periodo in cui amò Eleonora Duse, la bellissima attrice di fama internazionale, che rappresentò per il poeta un intreccio indissolubile di affetti e passioni, ma anche di grandi opportunità, rientrando così a pieno nel suo obiettivo di porsi al centro del successo. Obiettivo che fu indubbiamente raggiunto, e non solo per l'arco temporale in cui visse, ma anche, e soprattutto, per il futuro: D'Annunzio influenzò in maniera determinante le arti, gli usi, i costumi della cultura di massa italiana e d'oltralpe, lasciando ai posteri un ineguagliabile patrimonio letterario e culturale.
  • .Disagio della civiltà, il. (Das Ungluck in der Kultur) - Opera di Freud, data alle stampe nel 1930, e quindi è da considerarsi della piena maturità. Freud ritiene che la civiltà sia una tappa fondamentale ma comporti un certo grado di infelicità, obbligando l'uomo ad inibire molti desideri e pulsioni.
  • .Diversità (Scienza dell'Educazione) - L'assetto teorico della Scienza dell'Educazione contempla la diversità come sua struttura intrinseca. 
  • .DSM - Acronimo di Diagnostic and Statistical Manual of mental disorder. È uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo. Nel 2013 il manuale è arrivato alla quinta edizione (DSM-V) e nel 2023 alla quinta revisionata (DSM-V-TR). Nel DSM-V i disturbi specifici di apprendimento sono inquadrati come disturbi della lettura, dell'espressione scritta e del calcolo.
  • .Dissonanza cognitiva. - La teoria della dissonanza cognitiva è stata teorizzata da Festinger, psicologo statunitense allievo di Lewin. La dissonanza è la contraddittorietà che si crea tra due opinioni o atteggiamenti appartenenti alla stessa persona.

*E*

EBREI

  • Dalla Mesopotamia all'Egitto
In un periodo imprecisato tra il 2000 e il 1850 a.C., un gruppo di Ebrei sotto la guida del patriarca Abramo mosse dalla Mesopotamia, e più precisamente da Ur, verso occidente. Questo gruppo di nomadi si strutturò inizialmente in tribù e si stanziò in Palestina, dove la convivenza con i popoli autoctoni non fu mai facile. In seguito all'invasione degli Hyksos, gli Ebrei cercarono riparo in Egitto agli inizi del XVII secolo a.C., dove furono accolti dagli stessi Hyksos che, nel frattempo, si erano impadroniti dell'Egitto. 
  • Mosè
L'ospitalità si trasformò ben presto in schiavitù, che divenne ancora più repressiva quando, cacciati gli Hyksos, nacque il Nuovo Regno egizio. Nel 1250 a.C., ben 400 anni dopo l'arrivo in Egitto, incoraggiati da Mosè, gli Ebrei riuscirono a fuggire e giunsero nella desertica regione del Sinai, dove vagarono per ben quarant'anni. La società ebraica si articolò in maniera più compiuta, dotandosi dei Dieci Comandamenti e di una grande quantità di leggi, che furono raccolte nell'Esodo, nel Levitico e nel Deuteronomio.
  • La Terra Promessa
Morto Mosé, gli successe Giosuè, al quale si attribuisce il merito per l'arrivo alla Terra Promessa. Il nuovo patriarca conquistò Gerico e tutta la Palestina. Il popolo ebraico, organizzato in dodici tribù, non riuscì subito a raggiungere l'unità che gli avrebbe permesso di contrastare gli avversari, e le dodici tribù erano spesso in rivalità tra loro, che venivano appianate solo quando si poneva la necessità di fare un fronte comune, schierando un esercito sotto la guida di un unico comandante, detto giudice.
  • L'unificazione
Approfittando della situazione di debolezza di Ittiti ed Egizi, gli Ebrei riuscirono a costituire un proprio regno in Palestina, ma i Filistei, uno dei Popoli del Mare, giunto nel XII secolo a.C. nella terra di Canaan, costituivano il più importante ostacolo all'unificazione. Poco prima del 1000 a.C. gli Ebrei individuarono in Saul il proprio re, cui successe Davide, re della Giudea e poi di Israele, il quale concentrò nelle proprie mani il governo di tutta la Palestina. Stabilì a Gerusalemme la capitale e stabilizzò il proprio regno sconfiggendo i Filistei, i Moabiti e gli Ammoniti.
  • Salomone
Salomone, figlio di Davide, mise al sicuro il regno ereditato dal padre e si  dedicò al rafforzamento dello stato in politica interna ed estera. Eresse il Tempio di Gerusalemme e trasformò il regno d'Israele in un importante centro commerciale e culturale. Le grandiose opere pubbliche e l'organizzazione di un grande esercito, però, vuotarono le casse dello stato, che costrinsero Salomone ad aumentare le tasse, suscitando il malcontento. Inoltre, i matrimoni combinati con le figlie dei sovrani vicini, fecero sì che all'interno del regno dilagasse l'idolatria pagana, cui egli stesso si abbandonò insieme alle proprie mogli.
  • La divisione e la deportazione
Alla morte di Salomone (932 a.C.), il fragile equilibrio si disgregò e il regno venne diviso in Regno di Giuda a sud, con capitale Gerusalemme, e Regno di Israele a nord, con capitale Samaria, divenendo facile preda per gli imperi emergenti. Nel 721 a.C. Samaria fu distrutta dall'assiro Sargon II, e la popolazione subì la deportazione di Ninive. Nel 586 a.C. la stessa sorte toccò al Regno di Giuda per mano del babilonese Nabucodonosor II, dando inizio alla cattività babilonese. Fu in questo momento che il popolo ebraico decise di mettere per iscritto la propria storia e nacquero le prime scritture della Bibbia. La cattività babilonese si concluse solo nel 538 a.C., quando Babilonia cadde in mano a Ciro II il Grande.

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  • .Evarco, detto anche Euarco (dal gr. Ευαρχός), fu un militare siceliota vissuto intorno all'VIII secolo a.C. Per ragioni non chiare, i Catanesi gli tributarono culti eroici, considerandolo ecista della colonia greca di Catania, nonostante Tucidide ci riferisca (Guerra del Peloponneso, VI 3) che fu Tucle, insieme ad un gruppo di Calcidesi, a fondare prima Leontini e poi Katane.

*F*

FENICI

  • Vocazione commerciale
Nel corso del III millennio i Fenici, popolo di origine semitica, andarono a stanziarsi lungo una buona fetta di costa del Mediterraneo orientale, nella zona coincidente con l'attuale Libano. Il vero momento di sviluppo avvenne a partire dal 1100 a.C.: i Fenici seppero sfruttare l'abbondanza di legnami caratteristica della zona, per avviare una serie di commerci con paesi vicini e lontani, riuscendo così a sopperire alla mancanza di uno sviluppo agricolo, non consentito dalla morfologia del territorio. In breve tempo, le città-stato fenicie di Byblos, Tiro o Sidone, divennero importanti centri commerciali, punto di riferimento per le città che si affacciavano sul Mediterraneo.
  • Le colonie fenicie
Tra il XII e il VI secolo a.C., i Fenici iniziarono a costruire degli scali commerciali dall'Anatolia fino alla Penisola Iberica, e questi divennero ben presto delle città-stato: le più importanti colonie  fenicie furono Malaga, Cadice, Palermo, Cagliari, Utica e Cartagine.
  • Naviganti intraprendenti
L'intraprendenza fenicia si spinse persino oltre il Mediterraneo, superando le colonne d'Ercole, lo stretto della Manica e giungendo fino al Mare del Nord, dove nessun altro popolo aveva osato spingersi. Il merito di questo si deve alla grande evoluzione delle tecniche di navigazione acquisita nei secoli, oltre che alle sempre più approfondite conoscenze astronomiche.
  • La scrittura alfabetica
Altro grande merito dei Fenici fu quello di semplificare la scrittura sillabica dell'epoca, riducendola a 22 segni consonantici (XVI secolo a.C.). Tra il 900 e l'800 a.C., i Greci completarono l'opera dei Fenici assegnando anche i suoni vocalici: dalla combinazione suoni consonantici e suoni vocalici si poteva ottenere una serie illimitata di parole.

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FONTE STORICA

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  • Fonti primarie e secondarie
Le fonti costituiscono il punto di partenza del lavoro dello storico, e si distinguono in primarie e secondarie. Droysen classifica le fonti in tre tipi: tutto ciò che avanza dal passato non intenzionalmente (cultura materiale); le fonti vere e proprie, lasciate con lo scopo di tramandare il passato; i monumenti, a metà tra le precedenti, in cui confluiscono l'intenzionalità memorialistica e l'intento pratico. Infine, Topolsky ha effettuato un'ulteriore classificazione in scritte (dirette) e non scritte (indirette).
  • Autenticità delle fonti
Al di là della classificazione, ciò che risulta fondamentale è verificare l'autenticità delle fonti. È necessario che lo storico legga e interpreti le fonti evitando tanto l'eccessiva credulità quanto il pregiudizio negativo, con quella discrezione di memoria guicciardiniana.
  • Le nuove fonti
Negli ultimi decenni, la gamma delle fonti sulle quali gli storici rivendicano una competenza si è notevolmente allargata, andando a comprendere quelle audiovisive, orali, giornalistiche, telematiche.

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  • .Forza dell'abitudine (o habit strengt). - È una variabile interveniente per Carl Hull. Da lui introdotta negli anni '30, esprime il fatto che le risposte si associano agli eventi di stimolazione con differente forza e che tale forza dipende da un certo numero di variabili, tra le quali il numero di ripetizioni del compito. 
  • .Foscolo, Ugo, all'anagrafe Niccolò, fu uno dei principali letterati del Neoclassicismo e del Preromanticismo. Nato a Zante, in Grecia, il 6 febbraio del 1778, morì a Turnham Green, Londra, nel Regno Unito, il 10 settembre 1827. Fu sepolto presso la Basilica di Santa Croce di Firenze. Tra le sue opere più famose, senza dubbio il carme Dei Sepolcri merita un posto di rilievo. Dal punto di vista letterario, oltre a ricollegarsi in parte al filone settecentesco dei poeti inglesi con gusto sepolcrale (Thomas Gray, ad esempio), tende a risalire alle origini della tradizione poetica occidentale, riproducendo alcuni modi di Pindaro e di Omero, di cui stava tentando una traduzione in quegli anni. A  questo proposito, ricordiamo i famosi "voli pindarici" che accomunano il poeta a Holderlin. Nella quarta sezione del carme, F. affronta il tema della poesia e del significato che essa ha assunto per la civiltà. Secondo il poeta, infatti, la memoria dei defunti non può essere conservata esclusivamente attraverso i sepolcri, soggetti alla rovina del tempo, ma deve essere affidata anche alla poesia, in quanto eterna. La sua funzione, però, non si esaurisce nella conservazione della memoria del passato, ma si traduce nell'unico portatore possibile di valori. La stessa funzione di mantenimento del ricordo riveste la poesia in Ungaretti, seppure in maniera diversa, in quanto non si pone in lui come memoria di eroi e delle loro gesta ma come una dimensione molto più intima, un tributo ai propri sentimenti e alla propria ricordanza degli amici defunti. Piuttosto manifesta nel carme Dei Sepolcri, ma ancor più nel romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis, la profonda sfiducia che F. nutre nei confronti della possibilità che la situazione storica a lui contemporanea possa subire delle svolte. In questo romanzo, più che altrove, è evidente la coscienza del nuovo regime oppressivo di Napoleone e dell'impossibilità di una reazione individuando un'unica via d'uscita nella morte, intesa come nulla eterno. Si tratta di una forma radicale di pessimismo storico, seppur moderata dalla ricerca di una serie di valori positivi: la famiglia, l'eredità classica, la poesia, l'aspetto celebrativo della morte. L'evoluzione del romanzo nella storia della letteratura approderà alla forma psicoanalitica, in cui il flusso di coscienza, mutuato dall'analisi psicologica in campo filosofico e medico, andrà a sostituire la tradizionale struttura ad intreccio. Insieme a questo, la visione pessimistica presente nelle opere assumerà connotati prettamente gnoseologici, soprattutto in autori quali Calvino o Pirandello: in quest'ultimo è possibile ravvisare una marcata sfiducia nei confronti della soggettività e dei punti di vista. Con i tentato suicidio di Jacopo, Foscolo si pone come uno dei primi autori della letteratura italiana a trattare questo tema, inserendolo all'interno di una visione moderna e totalmente svincolata dalla concezione cristiana. Per il poeta si tratta di un gesto eroico, che il protagonista dell'Ortis vede come unica fuga dalla profonda delusione amorosa e politica. A questo gesto, del tutto razionale, come dimostra il suo essere premeditato, si contrappone l'irrazionale istinto di sopravvivenza, che impedisce infine a Jacopo di portare a termine il suo estremo progetto. Stessa visione del suicidio come atto razionale accomuna F. a Primo Levi. Tra le figure più importanti del periodo contemporaneo, in un passo dell'opera I sommersi e i salvati l'autore fa notare come nei lager, sorprendentemente, i casi di suicidio fossero piuttosto rari, e questo, secondo Levi, sarebbe da attribuire alla condizione di bassezza, di "bestialità", cui erano ridotti. Tale condizione lasciava poco spazio a pensieri che non fossero i prioritari sfamarsi e idratarsi, andando a confermare come il suicidio sia da considerarsi un esito del pensiero razionale peculiarmente umano.
G

  • L'oggetto della disciplina

La geografia è la scienza che studia l'umanizzazione del nostro pianeta. Oggetto di studio è anche, in condivisione con la storia e le scienze sociali, la progettazione di azioni di recupero del patrimonio naturale, affinché le generazioni successive possano avvalersi di una natura non avvelenata ed esaurita. Nelle Indicazioni nazionali del 2007, si indica come fare geografia a scuola voglia dire formare cittadini consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano gestire l'ambiente guardando al futuro (sostenibilità).

  • L'evoluzione dell'insegnamento della geografia nel sistema scolastico italiano
La prima a ritagliare uno spazio per la Geografia nei programmi della scuola fu la legge Casati del 1859. Con la riforma Gentile del 1923 la Geografia rimane a metà tra le nobili discipline umanistiche e le popolari scientifiche, ma il ruolo viene consolidato dall'utilizzo come strumento politico per giustificare il colonialismo, il patriottismo e la superiorità della razza.
  • I programmi del 1985
Una svolta importante nell'insegnamento della geografia si verifica nel 1985 con i programmi della scuola elementare (DPR 104/1985). Agli alunni si insegna ad orientarsi e a definire la propria collocazione nello spazio vissuto, e l'esplorazione dell'ambiente e il paesaggio diventano il punto d'avvio per comprendere i concetti geografici, soprattutto attraverso l'esperienza diretta e le uscite sul territorio. La distanza si attutisce e si avvia l'era della globalizzazione, dove il lontano e il vicino si inscrivono in un nuovo rapporto spazio-temporale.

H.
  • .Hermann von Helmholtz. - Elaborò una teoria dell'inferenza inconscia, secondo la quale la percezione sarebbe legata a processi mentali di natura inconscia.
*I*
  • Mari
A nord-ovest l'Italia è bagnata dal Mar Ligure, lungo il litorale occidentale dal Mar Tirreno, lungo il litorale orientale dal Mar Adriatico, a sud-est dal Mar Ionio, ad ovest della Sardegna il Mar di Sardegna, a sud-ovest della Sicilia, il Mar di Sicilia. I diversi bacini sono collegati da canali e stretti.
  • Coste e isole
Le coste italiane sono lunghe circa 7000 km e molto articolate. Sono prevalentemente rocciose o con brevi strisce sabbiose a causa della conformazione montuosa dell'Italia peninsulare. Oltre alle due maggiori isole, Sicilia e Sardegna, l'Italia ha numerosissime isole: nel Mare Adriatico, le Tremiti; nel Mar Tirreno, l'Arcipelago Toscano, le isole Ponziane, l'Arcipelago Campano, le Eolie, le Egadi, Ustica; nel Mar di Sicilia, le Pelagie e Pantelleria.
  • Fiumi
I numerosi fiumi della penisola italiana sono per lo più brevi e con bacini idrografici limitati. Quelli del nord, che nascono dalle Alpi, hanno un corso più regolare ed abbondante rispetto ai fiumi dell'area peninsulare, dovuto alla maggiore estensione delle pianure del settentrione e ad un approvvigionamento d'acqua più costante, garantito dalle frequenti piogge primaverili e autunnali e dai ghiacciai.

INTEGRAZIONE

Il concetto di integrazione si fonda sul rispetto dell'originalità di ciascun essere umano.

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ITTITI

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  • L'avanzata in Anatolia 
Gli Ittiti, provenienti dalle steppe dell'Ucraina e della Russia, giunsero in Anatolia alll'inizio del III millennio. Rafforzarono sempre più la loro posizione in Anatolia e riuscirono a penetrare nelle regioni settentrionali della Mesopotamia. A metà del XVI secolo a.C., guidati da Mursili I, superarono l'Eufrate e saccheggiarono Babilonia, determinando la fine dell'Impero Babilonese.
  • La debolezza dell'Impero e gli Hurriti
La debolezza dell'Impero risiedeva nelle lotte per il potere nelle quali era invischiata la nobiltà. Inoltre, la situazione era complicata per le modalità di scelta del sovrano, compito che spettava al Panku, un'assemblea che eleggeva il nuovo re, tra vari candidati al trono, in base alla bravura e al coraggio dimostrati in battaglia. Questi elementi di debolezza, insieme all'avanzata degli Hurriti di Mitanni, decretarono la fine dell'Antico Regno ittita.
  • Suppiluliuma
Il vero Impero ittita nacque a metà del XVI secolo a.C., quando Suppiluliuma I rinforzò nuovamente il regno in Anatolia per poi muovere contro Mitanni, rendendo il suo regno uno stato-vassallo. Suppiluliuma portò i confini dell'Impero fino a collidere con quello egizio: si ebbe uno scontro finale nella battaglia di Qadesh del 1275 a.C., e gli Ittiti di Mawattalli II e di Hattusili III riuscirono a stringere con gli Egizi di Ramses II un accordo di spartizione della Siria e un trattato di non belligeranza (1269 a.C.), al fine di scongiurare un reciproco indebolimento che avrebbe favorito gli Assiri. A coronamento del patto, Ramses II sposò la figlia di Hattusili III.
  • Problemi interni, Assiri e Popoli del Mare
L'Impero ittita resistette ancora per quasi un secolo, nonostante altre gravi emergenze. La prima era rappresentata dalle spinte centrifughe della nobiltà e dalle tremende lotte all'interno della famiglia reale per la conquista del potere. La seconda riguardava gli Assiri, che premevano sui confini orientali dell'impero. Un'ultima emergenza fu quella dell'arrivo dei Popoli del Mare: questa popolazione portò scompiglio in tutti quei regni che erano bagnati dal Mediterraneo orientale, e gli Ittiti caddero tra il 1180 e il 1170 a.C. sotto i colpi degli invasori, agevolati anche dalla difficile situazione interna dell'Impero.

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J.

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K.

  • .Kohlberg, Lawrence. - A partire dallo schema di Piaget, ha esteso lo sviluppo morale fino all'età adulta, individuando sei stadi raggruppati in tre livelli: moralità preconvenzionale, moralità convenzionale, moralità postconvenzionale.

L.

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LEONARDO DA VINCI

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Nato nel 1452, si formò a Firenze, compiendo il proprio apprendistato nella bottega del Verrocchio. Fu a Milano per diciotto anni, poi a Venezia, Firenze, in Romagna, a Roma e in Francia. Ebbe una varietà di interessi, dalla pittura all'architettura, dall'ingegneria idraulica all'anatomia, nel segno della poliedricità tipica dell'età umanistico-rinascimentale.

La prosa di Leonardo da Vinci rimane una delle migliori del Rinascimento italiano: precisa, incisiva e senza orpelli retorici, si rifaceva al linguaggio parlato. I suoi manoscritti furono raccolti in gran parte alla Biblioteca Ambrosiana di Milano ma, dopo il trasferimento di tali preziosi documenti a Parigi, fece ritorno a Milano il solo Codice Atlantico, che contiene principi di matematica e meccanica.

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LISANDRO

  • Nel 405 a.C. sconfisse gli Ateniesi ad Egospotami.


  • .Locus of control. - Indica la disposizione generale dei soggetti ad impegnarsi a fondo nello svolgimento dei compiti di laboratorio e di migliorare il rendimento quando sono convinti che il fattore determinante sia la propria personale abilità. Fu Rotter a notare questa disposizione e a denominarla così.

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LORENZO IL MAGNIFICO

  • Personalità significativa dell'Umanesimo
Nato a Firenze nel 1449, Lorenzo de' Medici fu una delle personalità più significative dell'Umanesimo. Nel 1469 assunse il governo della sua città, riuscendo a mantenere un lungo periodo di equilibrio. Il figlio Giovanni divenne papa Leone X, riuscendo a garantirgli anche l'appoggio della Chiesa.
Fondò lo Studio di Pisa, università di Stato, nel 1472, e protesse artisti e scrittori, avviò iniziative volte al consenso popolare, come feste e sfilate, ma al contempo privò le istituzioni di ogni autonomia decisionale.
  • La Raccolta aragonese
Amico dei poeti, in particolar modo di Poliziano e di Cristoforo Landino, mandò a Ferdinando d'Aragona la Raccolta aragonese, un'antologia della lirica in volgare, accompagnata da una lettera che ne elogiava la lingua, scritta a suo nome da Poliziano. Fu egli stesso scrittore prolifico, cimentandosi in tutti gli stili e nei più svariati generi. La sua produzione, per nulla organica e unitaria, comprende tre fasi.
  • La produzione spensierata
Le opere precedenti al 1469, anno della presa del potere, sono di impostazione spensierata e appartengono al genere della letteratura di intrattenimento e di evasione: una novella di tipo boccaccesco, i  poemetti L'uccellagione di starne e il Simposio, l'idillio rusticale Nencia da Barberino, e altre.
  • La produzione di interesse religioso
La seconda fase si può situare tra il 1470 e il 1484. Dominano gli interessi religiosi e si avverte l'eco degli insegnamenti di Marsilio Ficino. Risalgono a questo periodo il dialogo filosofico Altercazione, i sette Capitoli religiosi, il Comento ai quarantuno sonetti d'amore, sul modello della Vita Nova, e le Rime petrarchesche e stilnovistiche.
  • La malinconia
Posteriori al 1484 sono i componimenti dell'ultima fase, caratterizzati dalla malinconia e dal senso del trascorrere del tempo. Ricordiamo i poemetti Corinto e Ambra, Selve d'amore, Rappresentazione di San Giovanni e Paolo, Laudi, una trentina di Canzoni a ballo. Tra i Canti carnascialeschi, celebre è la ballata intitolata Trionfo di Bacco e Arianna, sulla fugacità della vita.

*M*

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MEDIOEVO

  • Limiti cronologici
Il Medioevo indica convenzionalmente il periodo che va dal 476 d.C., anno della deposizione di Romolo Augustolo ad opera di Odoacre, al 1492, anno della scoperta dell'America. In questo arco di circa mille anni, l'Europa subì grandi cambiamenti sul piano culturale, sociale e politico.
  • Alto e Basso Medioevo
Il Medioevo si distingue in Alto e Basso, trovando una linea di confine nell'anno 1000. L'AM è segnato dalle invasioni barbariche, dalla nascita dello Stato della Chiesa e del Sacro Romano Impero, dallo sviluppo del modello socio-economico del feudalesimo, dall'espansionismo dell'Impero islamico su tutto il bacino del Mediterraneo. Il BM è caratterizzato dalla nascita degli Stati nazionali, dalla lotta tra Papato e Impero, dalla rifioritura dei commerci e dell'economia.
  • Elementi caratterizzanti
Gli elementi caratterizzanti del Medioevo possono essere ricondotti a tre grandi aree: elemento romano, presente nei territori dell'Impero Romano; elemento germanico, portato dalle popolazioni che si vanno insediando nei territori dell'Impero Romano; elemento cristiano, che funge da unificante spirituale.

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MEDIOEVO ELLENICO

  • I Dori
Nel XII secolo la forza dei Micenei venne improvvisamente piegata dall'invasione dei Dori, che sferrarono l'attacco in un momento di grande debolezza della civiltà. L'inizio dell'età del ferro segnò, quindi, un periodo di forte regresso per tutta la Grecia, denominato medioevo ellenico.
  • Involuzione sociale
Durante l'invasione dorica, i Micenei furono costretti a migrare verso altri lidi, causando un pesante crollo demografico. Questo, associato all'impoverimento economico, alla scomparsa della scrittura e all'abbandono della grande architettura, segnò una netta involuzione del tessuto sociale in Grecia. Fino all'anno 1000 a.C., permangono i segni di un dominio miceneo, che scomparve del tutto dopo questa data.
  • Le arti e l'economia
Durante il medioevo ellenico, sopravvisse l'arte della ceramica e della decorazione, evoluta nello stile protogeometrico e, successivamente, geometrico. A questa si affiancò l'innnovazione della lavorazione del ferro, che soppiantò quella del bronzo. L'economia si basò principalmente sulla pastorizia e sull'agricoltura, anche se molti terreni rimanevano incolti a causa del calo demografico. I nobili spesso si abbandonarono a razzie di beni nei territori nemici, incentivando un mondo dominato dalla forza, che non permise una rapida ripresa economica, sociale e culturale.
  • Rapporti di vassallaggio
Alla figura del wanax si sostituisce quella del basileus, signore della guerra e sovrano di un piccolo regno, il quale si assicurava il sostegno dei nobili guerrieri instaurando rapporti di vassallaggio. Il re, inoltre, era proprietario di alcune terre acquisite secondo leggi divine (themistes), denominate temenos. Il sovrano, però, non riuscì a concentrare un potere assoluto nelle sue mani, determinando l'affermarsi delle città-stato.

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  • .Metapsicologia. - Termine con il quale Freud designò inizialmente la propria teoria generale della psiche.

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MICENEA (CIVILTÀ)

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  • I Micenei
I Micenei appartengono a quei popoli indoeuropei che, durante la prima metà del secondo millennio a.C., si diffusero lungo il continente in un'imponente ondata migratoria. Il loro nome deriva da Micene, il più importante centro dell'Argolide riportato alla luce dagli scavi del XX secolo, e con ogni probabilità corrispondono a quel popolo che denominiamo anche Achei.
  • La società
Le città micenee erano circondate da poderose mura, ed erano governate da un wanax che esercitava un potere assolutistico. Al fianco del wanax c'era un lawagetas, cioè il comandante dell'esercito. Nella scala gerarchica seguivano i sacerdoti e i funzionari, mentre sul gradino più basso stavano gli schiavi.
  • Le tre tappe del Miceneo
La civiltà micenea attraversò tre importanti tappe, denominate MA o I (1600-1500), MM o II (1500-1400), MT o III (1400-1100). Già durante le prime due fasi, la forza militare micenea permise una forte espansione sul continente, che riuscì ad imporsi su Ioni ed Eoli, già insediatisi in Grecia al loro arrivo. L'alleanza tra i wanax contro il nemico comune permise l'unificazione di tutta la Grecia continentale nel segno dei Micenei. Nel frattempo, la civiltà minoica conosceva il suo periodo di maggiore splendore. Durante questo periodo, i contatti tra Micenei e Minoici furono consistenti. L'espansione a Creta avvenne nella fase successiva, con la conquista del territorio, forse favorita dalle condizioni determinate da eventi catastrofici naturali.
  • Il Miceneo III e l'espansione
La presenza micenea a Creta è testimoniata dalla Lineare B, con la quale si adattò la scrittura dell'isola alla lingua greca. I Micenei si sostituirono ai Minoici nella supremazia commerciale, dopo di che si volsero verso Oriente, occupando prima le isole dell'Egeo, poi alcune isole a ridosso della Tracia, fino a giungere alle coste dell'Asia Minore. In questa fase si colloca lo storico conflitto tra Greci e Troiani, accaduto tra il XIII e il XII secolo e narrato, con consistenti elementi di fantasia, nell'Iliade. Ad occidente si rivolsero non con le armi ma con la talassocrazia, fino a toccare le coste della Spagna, alla ricerca di sempre più ingenti quantità di metalli.
  • Il Medioevo ellenico
Con l'età del ferro, nel XII millennio, la potenza micenea subì una battuta d'arresto a causa del sopraggiungere dei Dori, che sferrarono l'attacco in un momento di debolezza della civiltà. Questo segnò per tutta la Grecia un momento di forte regresso, che viene denominato medioevo ellenico.

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MINOICA (CIVILTÀ)

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  • Talassocrazia cretese
Nel II millennio a.C. Creta divenne un importante crocevia per tutti i popoli che basavano la propria economia sui traffici commerciali, trovandosi al centro del Mediterraneo, e quindi in posizione strategica in quanto passaggio obbligato tra Oriente e Occidente. Creta seppe sfruttare questo privilegio finendo con il controllare l'intera rete commerciale dei traffici provenienti dalla Grecia, dall'Egeo, dalle coste dell'Asia Minore, da Cipro, dall'Egitto, dalla Siria e da tutto il Mediterraneo occidentale.
  • La civiltà minoica
All'interno dell'isola sbocciò una delle più affascinanti culture della storia, riportata alla luce dalle scoperte di Arthur Evans nei primi del Novecento. Egli tracciò anche una mappa cronologica dello sviluppo della civiltà di Creta, che denominò minoica da Minosse, leggendario re cretese.
  • Cronologia minoica e palaziale
Esistono due classificazioni nella cronologia. La prima, detta minoica, è quella tracciata da Evans sulla base della lavorazione delle ceramiche, e si ripartisce in AM (2500-2150 a.C.), MM (2150-1550), TM (1550-1180). Una seconda classificazione si basa, invece, sui progressi compiuti in campo edilizio e urbanistico, e si articola in prepalaziale (3000-2000), protopalaziale o dei primi palazzi (2000-1700), neopalaziale o dei secondi palazzi (1700-1450), postpalaziale (1450-1200).
  • I grandi palazzi
Nel periodo prepalaziale le principali aggregazioni urbane erano i villaggi e i progressi compiuti nel campo della lavorazione dei metalli e delle ceramiche e, soprattutto, della costruzione delle navi, permisero ai Cretesi di aumentare notevolmente la loro capacità di commercio. L'identità della civiltà minoica si comincia a delineare pienamente solo nel periodo protopalaziale, quando si costruirono i grandi palazzi come quelli di Cnossos e Festos. All'interno si svolgevano le attività più disparate: dall'amministrazione alla lavorazione delle olive, alla produzione ceramica. Inoltre i palazzi erano dotati di bagni con acqua fornita da cisterne tramite tubi in terracotta e di impianti di illuminazione ad olio.
  • Attività e arti fiorenti
Una delle principali attività dell'isola era l'ovicoltura, ma piuttosto fiorente fu anche l'arte ceramica, che ci è stata restituita nei vasi di Kamares. L'invenzione della ruota del vasaio migliorò notevolmente una produzione già di altissima qualità. Anche l'arte orafa raggiunse ineguagliati livelli di precisione e raffinatezza.
  • La ricostruzione neopalaziale
Il periodo di cui si hanno maggiori notizie è quello neopalaziale, che seguì ad un evento catastrofico (forse un terremoto o un maremoto) che rase al suolo le bellezze cretesi. I Minoici ricostruirono dei palazzi più belli e maestosi, e fu allora che il palazzo di Cnossos diede vita al mito del labirinto, per la complessità e la grandezza della sua struttura. Fu questo il periodo di maggior splendore della civiltà minoica, che divenne il fulcro dei commerci nel Mediterraneo. Tra tutti i popoli che entrarono in contatto con i Minoici, ad avvantaggiarsi maggiormente furono i Micenei, che appresero dal loro tecniche di coltivazione e di lavorazione dei metalli e importanti nozioni di ingegneria navale e navigazione. Uno degli aspetti più interessanti di questa civiltà fu la totale assenza di una cinta muraria, a testimonianza di quanto fosse pacifica.
  • La Lineare
Un caso di studio estremamente interessante è rappresentato dalla scrittura minoica. Se fino al XVIII secolo a.C. i Cretesi ricorrevano ai geroglifici, dal 1750 a.C. adottarono la lineare. In particolare, la lineare A è una scrittura più semplice, lineare, cui si ricorse per 300 anni, e non è mai stata decifrata. A partire dal 1450 a.C. fu utilizzata la lineare B, creata per adattare i segni alla lingua greca e che, contrariamente alla precedente, è stata decifrata.
  • L'invasione micenea
Intorno al 1450 a.C. l'isola fu invasa dai Micenei, popolo straniero forse identificabile con gli Achei. Sembra che questa invasione possa essere legata, forse in associazione a fenomeni naturali come scosse telluriche, maremoti o esplosioni vulcaniche, al crollo della civiltà Minoica.

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  • .Montessori, Maria. - Secondo Maria Montessori, irreversibilità non è sinonimo di incurabilità, ed è compito della società curare ciò che dalla natura è stato stigmatizzato.
N.
  • .New Look. - Movimento che si è occupato principalmente di percezione. Sorto negli Stati Uniti nel dopoguerra, studia l'influenza che fattori quali le variabili psicologiche e sociali, i valori, i bisogni, le motivazioni, e i giudizi probabilistici hanno sulla percezione.
O.

*P*

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PEDAGOGIA ISTITUZIONALE

  • L'espressione è stata utilizzata inizialmente da J. Oury e si ispira all'opera di C. Freinet. Il movimento pedagogico si è sviluppato in Francia tra il 1960 e il 1970.
  • .Pedagogia Speciale. - È parte integrante della Scienza dell'Educazione e contribuisce all'educazione.
  • .PEI - Acronimo per Piano Educativo Individualizzato. Si intende un percorso di apprendimento e socializzazione redatto per un alunno in situazione di handicapp.
  • .Personalismo. - Suo fondatore è considerato William Stern. È la prima teoria a basare la psicologia sul concetto di personalità.

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PETRARCA, FRANCESCO

Il Canzoniere

  • Fasi redazionali
Petrarca dedicò tutto l'arco della sua vita alla stesura del Canzoniere, dal 1335 fino alla morte. Vi si distinguono varie fasi redazionali, delle quali ci è pervenuta la versione conforme all'ultima volontà dell'autore, dal titolo Rerum volgarium fragmenta (Canzoniere potrebbe essere un titolo puramente convenzionale). Si tratta di un corpus di trecentosessantasei componimenti, divisi in due sezioni: in vita e in morte di Laura.
  • Laura
Il tema dominante del Canzoniere è l'amore per Laura, sentimento che non conosce sosta e che sopravvive alla morte di lei, avvenuta nel 1348. Nella seconda sezione, che culmina con la canzone alla Vergine, il poeta mostra un senso di colpa e un pentimento per aver dedicato tutta la sua vita ad un amore terreno.
  • Senhal etimologico
Fino agli anni Quaranta, ad aprire la raccolta era il sonetto Apollo s'anchor vive il bel desio, che invece nella versione attuale occupa la posizione numero trentaquattro. Recuperando il mito di Dafne, raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio, questo componimento propone una doppia identificazione: la prima di queste è giocata su un senhal etimologico tra Laura e l'alloro (lauro), i cui Dafne ha ottenuto di essere trasformata per sfuggire ad Apollo; la seconda mette in collegamento proprio Apollo con lo stesso autore.
  • Andamento diaristico e introspezione
Rispetto alla tradizione medievale, i Rerum volgarium fragmenta rappresentano un punto di svolta radicale per l'organicità del progetto, che presenta una successione di temi con andamento quasi diaristico. Non a caso, i componimenti sono trecentosessantacinque, se si esclude il primo che ha la funzione di proemio. L'impianto autobiografico accentua l'introspezione.
  • Il numero 6
Il numero complessivo dei canti, trecentosessantasei, è un multiplo di sei, che ha un importante significato simbolico. Nella tradizione cristiana, infatti, il sei è il numero mariano e qui è sempre associato a Laura: il 6 aprile 1327 Petrarca la incontra per la prima volta e il 6 aprile 1348 è la data della sua morte.
  • Medietas
La lingua petrarchesca risulta sempre omogenea e compatta. Essa elimina qualsiasi influenza proveniente dal parlato, ricercando una ideale medietas che rappresenterà la norma linguistica della tradizione lirica italiana per moltissimi secoli.
  • Trionfi
Gli stessi temi del Canzioniere, l'amore e il tormento interiore, ritornano nei Trionfi, poema allegorico in terzine, iniziato nel 1356 e al quale Petrarca lavorò fino alla morte. Si tratta di sei quadri (o visioni) avuti dal poeta il giorno dell'anniversario del suo primo incontro con Laura: Trionfo d'Amore, della Pudicizia, della Morte, della Fama, del Tempo, dell'Eternità. Chiaramente ispirato alla Commedia dantesca, sia per la scelta metrica che per la struttura ascensionale, il racconto parte dallo smarrimento del poeta e si conclude con la certezza di poter vedere Laura in Paradiso.
  • .Piaget, Jean - Individua 4 periodi nello sviluppo cognitivo: sensomotorio, preoperazionale, operazioni concrete, operazioni formali.

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PIANURE ITALIANE

Poco più di un quinto del territorio italiano è pianeggiante. La maggior parte delle pianure ha origine alluvionale, anche se non mancano quelle di origine vulcanica.
  • Pianura Padana
La Pianura Padana forma, insieme a quella Veneta, un'unica, vasta zona pianeggiante, definita anche Pianura Padano-Veneta. La Padana è la più estesa tra le pianure italiane ed è delimitata a nord dalle Alpi e a sud dagli Appennini. È di origine alluvionale, formatasi su un ampio golfo marino riempitosi con i sedimenti del Po, che tutt'ora scorre al centro di essa. Si estende tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna.
  • Pianure peninsulari
Numerose le aree pianeggianti presenti nell'Italia peninsulare, ma mai particolarmente estese. Sul versante tirrenico si trova la Maremma, di origine alluvionale e derivata da una lunga opera di bonifica iniziata nel Settecento e terminata nella seconda metà del Novecento. Più a sud, la Pianura Laziale e quella Campana (quest'ultima, a differenza delle altre, è di origine vulcanica). Sullo Ionio si affacciano la Piana di Sibari e quella di Metaponto (tra Basilicata e Puglia). Sull'Adriatico, la pianura più estesa è il Tavoliere delle Puglie.
  • .Polibio - Vissuto nel II secolo avanti Cristo, in età ellenistico-romana, per primo si pose la domanda su quale fosse lo scopo della storia, e lo trovò nella storia 'pragmatica', che esalta l'opera compiuta dall'Impero Romano. In riferimento al romanzo, usa (XIII, 12) il termine ἀνωφελὲς διήγημα ("racconto privo di ogni utilità") per indicare la storia cui venga tolto carattere della verità.
  • .Psicologia delle folle. - Opera di Gustave Le Bon del 1895. Sostiene che nella folla la personalità cosciente svanisce, e sentimenti e le idee si orientano lungo una sola direzione, formando, così, una sorta di identità collettiva. Questo comporta una perdita del senso di responsabilità personale, dovuta all'anonimato consentito dalla folla e ad uno spostamento da sé verso gli stimoli esterni.
  • .Psicologia sperimentale - I primi psicologi sperimentali si dedicarono allo studio di processi sensoriali. Nel 1879 con Wundt nasce il primo laboratorio di psicologia sperimentale a partire dai contributi della fisiologia. In tale laboratorio, formato per lo più da fisiologi, si continuarono a  studiare i medesimi problemi che da anni venivano già studiati nell'ambito dei laboratori di fisiologia ma, secondo gli psicologi sperimentali, oggetto dell'indagine psicologica doveva essere l'esperienza umana 'immediata', contrapposta all'esperienza 'mediata', che è invece oggetto delle scienze fisiche.

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POESIA UMANISTICA

La poesia umanistica nacque nelle corti per rivolgersi, in lingua latina, ad un pubblico ristretto, riproducendo metri e generi della poesia antica (Catullo, Virgilio, Orazio), lasciando al margine la poesia volgare. Una ripresa della produzione in volgare si avrà solo alla fine del secolo, ma all'insegna dell'imitazione dei classici. Fra i poeti latini, Antonio Beccadelli, detto il Panormita, autore dell'Hermaphroditus, del 1425, raccolta di epigrammi di taglio pagano, ispirati a Marziale e Catullo.
A Beccadelli successe Giovanni Pontano (1429-1503), considerato il maggior interprete poetico della cultura umanistica dopo Poliziano. Egli sviluppò tutti i generi (trattato astronomico, morale, filosofico, dialogo, poemetto mitologico, lirica catulliana) e seppe utilizzare il latino come una lingua viva, con eleganza e, al tempo stesso, semplicità nello stile.
  • Poesia religiosa e poesia cavalleresca [modifica]
I generi di maggiore diffusione popolare furono, in età umanistica, la poesia religiosa e la poesia cavalleresca, destinate alla fruizione collettiva. La lauda diede vita ad una rappresentazione sacra improvvisata nelle piazze come un vero spettacolo teatrale, e ancora nelle piazze si rappresentavano poemi cavallereschi da temi bretoni e carolingi.
Il filone della poesia comica dette risultati interessanti con Giovanni di Domenico (1404-1449), detto Burchiello. Sull'esempio della poesia comica toscana, introdusse il non-senso, insieme di parole e immagini che si susseguivano senza un nesso apparente. I suoi sonetti ebbero vasta fortuna e diedero avvio ad una tradizione anti-petrarchesca di grande importanza.

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PROSA UMANISTICA

  • Letteratura religiosa
La prosa quattrocentesca prosegue, in minima parte, la linea trecentesca, in particolare la letteratura religiosa: oltre a Gerolamo Savonarola, è da ricordare San Bernardino da Siena (1380-1444), le cui prediche coinvolgenti in forma dialogica si caratterizzano per uno stile immediato e familiare.
  • Masuccio Salernitano
Tomaso Guardati (1414-1475), noto come Masuccio Salernitano, riprende la tradizione boccaccesca. Scrisse un'unica opera, il Novellino, pubblicata postuma nel 1476. Si tratta di una raccolta di cinquanta novelle suddivisa in cinque ddecadi, ciascuna introdotta da un prologo, in assenza di una cornice. Il tema più utilizzato è quello amoroso, i toni sono grotteschi e sarcastici. Nel 1557 fu inserito nell'Indice dei libri proibiti.

*Q*

*R*

ROMANTICISMO (PEDAGOGIA)

Tra i protagonisti del romanticismo in ambito pedagogico ritroviamo Pestalozzi, Friedrich Wilhelm August Fröbel ed Herbart.

ROSCH

Formulò la teoria del prototipo, secondo la quale le categorie concettuali sono strutturate attorno ad un prototipo, cioè l'esemplare reale che possiede il maggior numero di caratteristiche condivise dai membri di una categoria concettuale.


*S*

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SALLUSTIO

  • Gaio Sallustio Crispo fu uno storico, politico e senatore romano del periodo repubblicano. Nato il 1° ottobre dell'86 a.C. ad Amiternum, morì il 13 maggio del 35 a.C. a Roma. Compiuto a Roma il cursus honorum, divenne prima questore, poi tribuno della plebe, e infine senatore della res publica. Dal senato venne però cacciato per indegnità morale. Ritiratosi dalla vita politica a seguito della fallimentare esperienza e della morte di Cesare, su diede alla stesura di opere a carattere storico. Prima di Sallustio, la storiografia si era sviluppata con una certa lentezza rispetto alla contemporanea produzione poetica. Continuava una tradizione annalistica che si ritrovava in ritardo con i tempi, non riuscendo a perseguire né una storiografia come opera d'arte né dei veri intenti scientifici. Si cominciavano a sviluppare i primi studi di cronografia, con riferimenti alla contemporanea storia greca e orientale e con la ricerca di coincidenze tra i fatti della storia romana e quelli della storia greca. Possiamo considerare questa nuova direzione come una premessa per le storie universali che vedranno la luce nell'età di Augusto, a partire da Tito Livio. Con Sallustio, fare storia è un modo per partecipare a quella vita politica che era stato costretto a lasciare. La ricerca delle cause vere che hanno portato alla crisi della repubblica costituisce un richiamo alla storiografia pragmatica di Tucidide. L’adozione del modello tucidideo comportava un recupero dell’obiettività di fronte ai fatti narrati, che la storiografia latina, troppo tendente al nazionalismo, aveva perduto (anche se lo storico latino non difetta di faziosità, mostrandosi spesso condizionato dagli interessi della sua parte politica). Ma se Tucidide analizzava criticamente il passato per spiegare il presente, in Sallustio questo bisogno si accompagna all’esigenza di cercare nel remoto passato un modello etico politico in grado di risanare la crisi dello stato.

  • Satyricon - Opera attribuita a Petronio, giuntaci in maniera estremamente frammentaria, probabilmente a causa del crudo realismo con cui veniva trattato un argomento, già di per sé altamente scabroso, che forniva un'immagine poco edificante della Roma imperiale. L'itinerario del protagonista Encolpio, accompagnato dal fedele servitore Gitone e dal compagno di avventure Ascilto, condurrà i personaggi, attraverso una serie di peripezie causate da un imprecisato oltraggio ai danni del dio Priapo, al banchetto del parvenu Trimalchione. Liberto arricchitosi grazie al commercio, costui si fregia di possedere ampia cultura ma, nel fare sfoggio della proprie conoscenze, dimostra di essere rimasto l'uomo rozzo degno delle sue origini: i frequenti errori disseminati nei suoi dialoghi si accompagnano ad un eccentrico vestiario, dando vita ad un personaggio decisamente bizzarro. Il genere letterario del Satyricon non è chiaramente codificato ma abbraccia un insieme eterogeneo e variegato, i cui le parti di prosa si affiancano a quelle in versi, l'ispirazione alla satira viene mediata da possibili accostamenti al mimo o alla fabula milesia, l'impianto narrativo mutuato dal romanzo ellenistico ne segna la distanza nel probabile intento parodistico. A questa mescolanza di generi si affianca un altrettanto variegato intreccio di stili, dominati in maniera decisa da un accentuato realismo che interessa tutti i livelli descrittivi, fornendo un quadro dettagliato della vita quotidiana dei personaggi principali come degli appartenenti al loro ceto. Lungi dal considerare il realismo di Petronio un'analisi critica della società del tempo, l'effetto finale è quello caricaturale e parodistico, con netto rifiuto dell'invettiva o di ogni intento moraleggiante.

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SAVONAROLA, GEROLAMO

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Nato a Ferrara nel 1452, studiò medicina e filosofia. Entrato nell'ordine dei domenicani, iniziò la predicazione in diverse città italiane. A Firenze prese posizione contro la Chiesa e la corruzione della città, suscitando enorme clamore. Essendo privo di qualsiasi appoggio e protezione politica, fu scomunicato nel 1497 e poi condannato alla pena capitale nel 1498. Fu impiccato e arso al rogo in Piazza della Signoria.

Il suo capolavoro sono le Prediche, caratterizzate da tono drammatico e apocalittico e pubblicate postume. Esse rivelano una forte personalità, desiderosa di un mondo più giusto, all'insegna del rigore religioso del tempo passato. Altri scritti sono: Compendio delle rivelazioni, Trattato circa il reggimento del governo della cittàà di Firenze, Trionfo della croce.

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SCIENZA COGNITIVA

  • Movimento che nasce nel 1977 e prende il nome da una nuova rivista fondata nello stesso anno da Schank, Collins, e Charniak. Fondamentale il riferimento al calcolatore per differenziare la scienza cognitiva rispetto alle altre linee contemporanee di indagine sui processi cognitivi.
  • .Séguin, Édouard. - Uno degli assunti basilari della prospettiva educativo-speciale di Édouard Séguin richiama l'attenzione dei pedagogisti sull'opportunità di partire dai punti di forza della persona disabile.
  • .Seneca, Lucio Anneo. - Il rapporto con Nerone - Incaricato da Giulia Agrippina Augusta, divenne precettore del figlio di lei, il futuro imperatore Nerone. Godendo di grande stima presso l'opinione pubblica, Seneca avrebbe assicurato l'ascesa del giovane che, in effetti, una volta giunto al potere nel 54 d.C., governò saggiamente per i primi anni. Seneca ne elogia la moderazione e la clemenza nel De clementia. Trascorsi i primi cinque anni, però, il periodo del buon governo cessò, e le intemperanze dell'imperatore lo portarono ad allontanarsi sempre più da lui e dalla politica. A questo periodo risalirebbe il De beneficiis, che esalta una società fondata sulla beneficenza come principio coesivo, in linea con la raggiunta consapevolezza del fallimento dell'educazione morale di Nerone. Determinante, di certo, l'esecuzione di Agrippina, della quale si assunse il peso morale, ma ancor più deciso fu il suo allontanamento dalla politica quando cominciò a temere per la propria vita. Nel 62 si ritirò a vita privata, dopo aver donato i suoi consistenti averi, guadagnati grazie al potere politico assunto durante il primo quinquennio del principato neroniano, e si dedicò interamente ai suoi studi. Ma ciò non gli valse ugualmente l'indifferenza, se non l'approvazione, dell'imperatore e della moglie di lui, Poppea Sabina, che attesero un pretesto per eliminarlo definitivamente. Non vi è certezza della partecipazione di Seneca alla cd. Congiura dei Pisoni, ma ciò che è innegabile è che il suo fallimento fu proprio l'occasione che Nerone attendeva: comprendendo che non avrebbe potuto sottrarsi alla morte, Seneca scelse di suicidarsi. Il racconto ci è pervenuto tramite Tacito, che lo riporta con dettagli estremamente simili a quelli relativi alla morte di Socrate.
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SIGNORIA CITTADINA
Nel periodo che va dalla seconda metà del XIV secolo fino al XV si verificò il passaggio dal Comune alla Signoria. Mentre in alcuni Stati europei si andavano costituendo grandi monarchie nazionali, i Comuni italiani, che non si erano assoggettati all'imperatore come invece altre città di area tedesca, erano caratterizzati da un'elevata conflittualità interna tra le grandi famiglie cittadine a capo delle varie fazioni. Le istituzioni democratiche comunali lasciarono così il passo al governo di una sola famiglia, determinando l'affermazione del modello della Signoria. 
L'unica città che rimase estranea al fenomeno fu Venezia, mentre a Milano si affermò la potentissima Signoria dei Visconti e a Firenze, a partire dal 1434, prese il controllo la famiglia dei Medici. A Napoli, gli Angioini furono sostituiti dagli Aragonesi nel 1444, e anche la città di Roma, dove il Papato dovette affrontare lo scisma d'Occidente, si configurò come un potente Principato. Fino alla discesa di Carlo VIII, nel 1494, regnarono in Italia un relativo equilibrio politico e una notevole prosperità economica.
  • La riscoperta del mondo classico e la nascita della filologia [modifica]
Dalla fine del Trecento alla prima metà del Cinquecento, si sviluppò una nuova realtà culturale: la riscoperta del mondo classico divenne modello e fonte di valori civili e di vita intellettuale. Le prime conseguenze furono il rinnovato culto degli studia humanitatis. Questo orientamento culturale, cui fu dato il nome di Umanesimo, caratterizzò tutto il Quattrocento e continuò nel secolo successivo come Rinascimento, contribuendo ad uno straordinario sviluppo delle arti, della letteratura, delle scienze. Da Firenze, Milano, Venezia, Roma, Napoli, Mantova, Urbino, Ferrara si diffuse in tutta Europa. Dalla convinzione della necessità di ripristinare la versione originale degli scritti antichi e grazie all'opera di Lorenzo Valla, nacque la filologia.Sull'onda della sintonia con gli antichi nacquero nuove istituzioni culturali, scuole, accademie, gallerie d'arte. Si diffuse il fenomeno del mecenatismo: i Signori furono protettori di letterati, artisti, scienziati, per molti dei quali questo rappresentava l'unica fonte di sostentamento. Da tale pratica si diffuse, tra l'altro, la professione dello scrittore e del letterato. Tra le conseguenze negative del mecenatismo ci fu il progressivo allontanamento degli intellettuali, che amavano esprimersi in latino, dal popolo e dalla classe borghese, legati all'uso del volgare.
In questa situazione di allontanamento della letteratura dal volgare, si moltiplicarono gli sforzi per conferire dignità letteraria al volgare: Leon Battista Alberti promosse il certame coronario, una gara poetica in volgare sul tema dell'amicizia. Di grande cultura tecnica e matematica, Alberti operò anche come architetto e influenzò, con le proprie teorie, l'architettura e l'urbanistica del XV e del XVI secolo.

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STATUTO DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI

  • Nel regolamento recante lo Statuto degli studenti della scuola secondaria figurano: il diritto a servizi di sostegno e promozione della salute e di assistenza psicologica; il diritto di scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative; il diritto ad essere consultati su decisioni che influiscono in modo rilevante sull'organizzazione scolastica. Non figurano, invece, le offerte formative aggiuntive e integrative a carico del bilancio della scuola. Tra i doveri, quello di avere nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del personale della scuola, e dei loro compagni, lo stesso rispetto, anche formale, che chiedono per se stessi. Secondo tale Statuto, una sanzione disciplinare connessa al comportamento non può incidere sulla valutazione del profitto.
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STORIA

Finalità e metodi delle discipline storiche nella secondaria superiore

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  • Ricerca dell'identità
Le finalità formative proposte dalle nuove indicazioni nazionali relative all'insegnamento della storia nella scuola secondaria superiore riguardano la ricerca dell'identità, intesa come ricerca del complesso rapporto tra passato e presente e tra i soggetti e i contesti. La ricerca storica deve riportare il passato alla memoria nel modo più oggettivo possibile, così da evitare di infondergli una vita fittizia. Una giusta conoscenza del passato contribuisce alla formazione di una propria identità culturale e civile-
  • La memoria storica come ammonimento
La memoria storica deve servire ad imparare dagli errori per evitare di ripeterli. Non è corretto penalizzare il presente alla luce del passato (vedi la Germania nazista), ma bisogna valutare e tener conto degli errori, che vanno ricordati come ammonimento.
  • Una coscienza europeistica
I programmi storici, inoltre, devono guardare ai fondamenti non solo della nostra storia nazionale ma anche del resto d'Europa, affinché lo studente, al termine del percorso formativo, si senta inserito in una dimensione che superi i limiti nazionali non soltanto dal punto di vista geografico ma anche politico.
  • Una coscienza della tolleranza
Altra grande responsabilità della scuola è quella di educare alla convivenza civile tra i popoli, per cui l'insegnamento della storia, con l'ausilio di Cittadinanza e Costituzione, diventa fondamentale per educare a comprendere quanto fondamentale siano la pace e il dialogo tra gli uomini. Sarà fondamentale, a questo scopo, far sì che gli studenti rivedano i propri pregiudizi nei confronti degli errori del passato (nazismo, totalitarismi, ecc.)

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  • .Stroop (effetto). - Scoperto da Ridley Stroop nel 1935, l'effetto omonimo è un esempio di automatismo della percezione.
  • .Strutturalismo. - Detto anche esistenzialismo ticheneriano o introspezionismo, trova il punto di partenza nella riflessione sui testi wundtiani elaborata dall'inglese Tichener in un sistema personale, rigoroso e coerente. Per gli strutturalisti, scopo dell'indagine psicologica è descrivere i contenuti elementari della coscienza ed evidenziare le leggi che presiedono al loro combinarsi e susseguirsi.
T.
  • .Teoria della mente. - La capacità di immaginare degli stati mentali negli altri e di vederli come la base di una condotta esplicita è stata considerata come la prova che i bambini possiedono una teoria della mente.
  • .Trobar clus (pronuncia occitana tɾuˈbaɾ klys, "cantare, comporre in modo difficile, chiuso"), fu una delle forme che assunse, nel XII secolo, la poesia sviluppata dai trovatori nella letteratura della lingua d'oc. 

U

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UMANESIMO

  • Letteratura elitaria e aristocratica [modifica]
La produzione letteraria umanistica era tendenzialmente elitaria e aristocratica. Nei primi decenni dominò una prosa latina, in stile alleggerito rispetto a quella classica. Si trattava per lo più di trattati, dialoghi, epistole, orazioni, ma comprendeva anche un discreto numero di opere a carattere storiografico, di prediche religiose, di cronache familiari, raggiungendo così un pubblico anche meno intellettuale.
La temperie culturale di Firenze nella seconda metà del Quattrocento fu tra le più esaltanti e vivaci d'Europa, ad opera soprattutto di Lorenzo il Magnifico. Tra i nomi più significativi, Coluccio Salutati, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini.
Figura importante dell'Umanesimo fu Marsilio Ficino (1433-1499), che trasformò la villa donatagli da Cosimo de' Medici nella sede dell'Accademia Platonica. Egli cercò di dimostrare l'affinità tra la dottrina del filosofo greco e quella cristiana nel suo De christiana religione, in uno dei tentativi meglio riusciti di conciliare la filosofia con la religione. Notevole l'influsso di altri autori cristiani quali S. Agostino, Avicenna e Tommaso D'Aquino.
Sulla scia di Marsilio Ficino, anche Pico della Mirandola (1463-1494) cercò di conciliare la religione con la filosofia approfondendo il pensiero platonico. I risultati delle sue ricerche furono esposte in novecento tesi, tredici delle quali furono condannate dalla Chiesa cattolica. Pico ne tentò una difesa, ma fu per breve tempo incarcerato in Francia, dove aveva cercato rifugio. Per Pico, conciliare la filosofia e la religione risulta impossibile, ma queste possono essere solo unificate in un'ottica globale di conoscenza, poiché si integrano tra loro in un più alto disegno di sviluppo.
Uno dei massimi rappresentanti dell'Umanesimo a Roma fu Lorenzo Valla (1405-1457), filologo, storico, giurista, al servizio di Alfonso d'Aragona a Napoli e, nel 1448, segretario apostolico a Roma, sotto i pontefici Niccolò V e Callisto III. Sua opera più famosa fu il De falso credita et emendita Constantini donatione (1440), nella quale contestò la veridicità del decreto con cui Costantino avrebbe donato a Silvestro, patriarca di Roma, i territori di Roma e del Lazio.

V.

W.

  • .Würzburg, scuola di. - Concentrò le sue ricerche sullo studio di proprietà specifiche del pensiero. Vi si scoprirono tipi di pensiero in cui non erano rintracciabili elementi sensoriali primitivi (pensiero senza immagini).
X.
Y.
Z.

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