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Poetica di Callimaco - Polemica antiaristotelica

Dopo aver affermato nella sua Poetica (1451a) che ogni narrazione (μῦθος) deve avere una certa lunghezza (μῆκος), Aristotele precisa nel prosieguo dell'opera (1459b) che proprio "la lunghezza della composizione" (τὸ μῆκος τῆς συστάσεως) caratterizza, insieme al metro, l'epopea, e che questo giova "alla grandiosità" (εἰς μεγαλοπρέπειαν) del genere. Tutto ciò fa comprendere la portata 'eversiva' delle tesi di Callimaco e dei suoi seguaci, i quali violavano scientemente questa regola e mettevano addirittura in discussione la tradizionale partizione aristotelica dei generi letterari, ideandone di nuovi (come l'idillio, l'epillio, e il mimo) o innovando con disinvoltura i contenuti (si pensi ai Giambi), ovvero mescolando insieme forme metriche e linguistiche, con un gusto della contaminatio e della ποικιλία che sconvolgeva la tassonomica rigidità del sistema letterario.

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