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Poesia di contenuto gnomico e satirico - Fenice di Colofone

Alla prima metà del III secolo appartiene Fenice di Colofone, come si ricava dalla notizia che avrebbe composto un lamento sulla conquista della sua patria ad opera di Lisimaco, uno dei generali che succedettero ad Alessandro. Dei suoi giambi, come al solito scazonti, ci rimangono una settantina di versi, sia di tradizione indiretta (Ateneo) che di fonte papiracea. Tra i frammenti di tradizione indiretta resta l'inizio di un carme sul re assiro Nino, che «possedeva un mare di denaro» ed era «bravissimo a mangiare, bere e fare l'amore».
Fenice scrive in dialetto ionico; il suo stile è chiaro, vivace, senza pretese, come il suo tranquillo buon senso.
Fenice di Colofone - Ispirazione cinica
Ai temi della polemica cinica si accosta un frammento papiraceo in cui è deriso il lusso assurdo dei ricchi.

Fenice di Colofone - Il canto dei Koronistai
Una gentile usanza popolare ispira il Canto dei questuanti con la cornacchia; con ingenua e semplice grazia esso riprende temi del folclore, facendo seguire alla richiesta di modesti doni l'augurio alla fanciulla di casa, che possa trovare un marito ricco e illustre, e deporre presto un bimbo tra le braccia del vecchio padre e una bimba sulle ginocchia della madre.

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