Il concetto di Amore secondo Socrate nel "Simposio" di Platone

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Sesto ed ultimo degli interlocutori al banchetto platonico, Socrate descrive Eros evitando di tessere unicamente elogi, come avviene durante gli interventi precedenti, ma decide di partire dalla verità in coerenza con la sua linea di pensiero. Egli esordisce sottolineando che si prova amore verso ciò di cui si sente mancanza, e continua poi riportando il discorso della sua maestra Diotima. Secondo la sacerdotessa, Amore è un essere intermedio tra il divino e l'umano. Pur essendo stato concepito da Penìa (Povertà) che, durante la festa del genetliaco di Afrodite, approfittò di Pòros (Espediente) ubriaco, non è mortale né immortale perché vive ad intermittenza. Inoltre, non è semplicemente bello e buono, ma racchiude in sé le caratteristiche negative assieme a quelle positive. Il fatto che gli uomini, e con essi lo stesso Socrate, vedano in Eros solo il lato positivo deriva dal fatto che esso viene identificato con l'amato, il quale rappresenta tutte le perfezioni, e non con l'amante, con il quale deve invece effettivamente identificarsi Amore.

Riguardo alle ragioni che spingono l'amante verso l'amato, una può essere l'attrazione della bellezza, ma se viene intesa solo come uno stadio e non un elemento fine a se stesso. Infatti, la maggior parte degli uomini è attratta dalla donna per un proprio desiderio di immortalità, e cerca la felicità nella discendenza della prole e nella continuità; altri cercano un'anima bella a cui unire la propria.