Dopo un intervallo di un paio di secoli, la tradizione dell'elegia alessandrina riemerge e si conclude con Partenio di Nicea in Bitinia, che nel 73 a.C. fu tradotto a Roma come prigioniero in seguito alla terza guerra mitridatica; egli poi vi rimase come liberto, entrando in rapporto con i principali poeti romani dell'epoca, soprattutto Virgilio e Cornelio Gallo. A quest'ultimo Partenio dedicò un prontuario di miti come materiale da svolgere in forma poetica, che è giunto a noi con il titolo di Patimenti d'amore (Ἐρωτικὰ παθήματα). Esso comprende 36 brevi narrazioni in prosa, in buona parte pervenute, di storie tragicamente concluse, attinte a poeti e storici prevalentemente di età alessandrina, e redatte in una prosa elegante quanto vivace. Fu anche autore di un'opera elegiaca in tre libri dedicata alla moglie Arete, di Metamorfosi, e di vari epilli di carattere mitologico: ma di questa produzione ci restano scarsi frammenti.
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