Oltrepassata Sinope ed evitato l'incontro con le feroci Amazzoni, gli eroi si avvicinano sempre più alla Colchide, sfiorando le terre di popoli favolosi che praticano usi sconcertanti, come i Calibi, che dissodano la terra, ma solo per estrarne il ferro, i Tibareni, i quali, al momento in cui le loro donne danno alla luce i figli, simulano le doglie del parto, o i Mossineci, che fanno in pubblico tutto ciò che altrove si fa in privato (compreso l'amore) e viceversa. Nell'isola di Ares, dove riescono con un ingegnoso espediente a mettere in fuga degli uccelli dalle piume di bronzo, incontrano i figli di Frisso, partiti dalla Colchide per far ritorno in Grecia e naufragati in quella terra, i quali si uniscono alla spedizione. Infine, dopo aver visto l'aquila che rode il fegato a Prometeo e aver udito i lamenti del Titano incatenato ad una rupe del Caucaso, gli Argonauti giungono alle foci del Fasi, il fiume della Colchide.
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