In Euripide, la tematica della donna offesa e delusa nei suoi sentimenti più profondi assurge ad una potenza drammatica di altissimo livello soprattutto nella Medea e nell'Ippolito, composti rispettivamente sette e dieci annidopo l'Alcesti.
Medea
Rappresentata alle Grandi Dionisie del 431 a.C. insieme a Filottete, Ditti, e al dramma satiresco I mietitori, si classificò terzo dopo Euforione, figlio di Eschilo, e Sofocle.
Trama
L'azione si svolge a Corinto, dove già da qualche tempo vivono Medea e Giasone, reduci entrambi dalla Colchide. Medea aveva tradito il padre e ucciso il fratello per salvare il suo uomo, che l'aveva poi condotta con sé in Grecia e da lei aveva avuto dei figli. Ma adesso la abbandona per sposare Glauce
Divisa in due parti: nella prima l'anelito alla vendetta è fortissimo ma l'obietivo è confuso; nella seconda è palese e perseguito con risolutezza e caparbietà.
L'ηθος, il "carattere", che possiamo affiancare al δαιμων, il "demone" che, nella formula eraclitea è l'entità religiosa che si esterna con la forza dell'uomo, diventa qui carnefice del suo stesso sangue come in Agamennone. Ma la differenza è consistente: nell'Agamennone la costrizione era collocata in un oracolo, e quindi era esterna al personaggio, mentre in Medea essa è collocata internamente. Ciò comporta che il tragico non è più nell'atto decisionale dell'uomo in rapporto al proprio carattere quanto, soprattutto, nel travaglio psicologico che l'accompagna e che trasforma l'essere umano nel suo opposto (una madre nella carnefice dei suoi stessi figli).
Vendetta come fatto privato - Non risponde più alla ragion di stato (vd. morte di Ifigenia) o a quella del γενος (morte di Clitennestra), ma è fatto privato di una donna ripudiata dal marito.
Ippolito
Vittoria alle Grandi Dionisie 428 a.C.
Andromaca
Scritta 425
Rappresentata 423
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