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Gabriele D'Annunzio (La letteratura di fine XIX secolo)

 

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Gabrile D'annunzio (Pescara, 1863 - Gardone Riviera, 1938) dimostrò una precece vena letteraria, che espresse in una cospicua produzione giovanile: già nel 1879 pubblicò a spese del padre la raccolta Primo Vere

La fama acquisita nel mondo culturale grazie alle collaborazioni giornalistiche viene consolidata dal suo ruolo di personaggio dandy, che fa della sua stessa vita un'opera d'arte.

L'esordio di D'Annunzio nella narrativa si ha nel 1882 con Terra vergine, mentre il suo primo romanzo fu Il piacere, pubblicato nel 1889.

La pubblicazione delle Vergini delle rocce, nel 1895, segna il passaggio al superomismo mentre l'anno successivo, con la tragedia Città morta, si inaugura una fittissima produzione teatrale.

Nel 1898 fu eletto deputato nelle file della Destra, e si dimostrò un fervente attivista indipendentemente dalla direzione politica militando, appena due anni dopo, nella Sinistra, che si opponeva alle misure reazionarie di Pelloux.

Nel 1903, alla ricchissima produzione teatrale, si aggiunge la pubblicazione dei primi due libri di Laudi.

Nel 1910 si trasferisce in Francia, dove partecipa alla belle époque internazionale, pur non trascurando il rapporto con il pubblico italiano. Inizia adesso l'ultima fase di produzione di D'Annunzio, in cui il canto si trasforma in indagine interiore.

Corteggiato dal nascente partito fascitsa, nei confronti del quale avrà una posizione ambivalente, riuscirà a traormare la villa di Cargnacco sul Lago di Garda in un vero e proprio museo sulla sua vita. Alla sua morte, lo lascerà in eredità allo Stato, che ne farà il Vittoriale degli Italiani, e che tributerà al poeta le più alte celebrazioni.

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