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Le Bucoliche (Virgilio)

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Le Bucoliche sono dieci componimenti brevi, detti egloghe, composti tra il 42 e il 39 a.C., tutti in esametri. Il titolo significa canti dei pastori.

La raccolta presenta diversi parallelismi e svariate simmetrie.

Le tematiche comprendono anche cenni biografici: vi ritroviamo le guerre civili e la confisca delle terre. Di certo, l'inserimento del contesto storico, così vicino e triste per l'autore, influisce a conferire un aspetto malinconico all'opera. Inoltre, secondo un'interpretazione che vedrebbe Ottaviano dietro il deus della I egloga che ha restituito le terre a Titiro, dietro quest'ultimo si celerebbe lo stesso Virgilio. Infine, nel puer della IV egloga, colui che avrebe riportato l'età dell'oro, si celerebbe un'aspettativa di rinascita legata al difficile decennio tra Filippi e Azio.

Nella VI egloga troviamo riferimenti alla poesia alessandrina, a testimoniare le scelte poetiche dell'autore.

Il modello di riferimento delle Bucoliche è senza dubbio Teocrito, inventore del genere. Virgilio si avvicina al poeta alessandrino per il carattere nostalgico della poesia e per la contemplazione del paesaggio e della vita agreste come luogo ideale, ma questo paesaggio risulta più sfumato e i personaggi godono di un approfondimento psicologico nettamente più delineato. Inoltre, la partecipazione del poeta alle vicende dei personaggi e l'inserimento della realtà contemporanea nel mondo idilliaco lo allontana da Teocrito.

La poesia delle Bucoliche si presenta come un rifugio dai drammi, come una consolazione.

Lo stile dei neoteroi è evidente nella leggerezza dei carmi e nella loro brevità. In Virgilio, però, sono evidenti i segni di un superamento, insito nell'uso dell'esametro e nelle scelte linguistiche.

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