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La guerra dei Trent’anni (Il Seicento: cento anni di crisi)

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La causa scatenante della Guerra dei Trent'anni (1618-1648) fu l'episodio noto come Defenestrazione di Praga. L'imperatore Mattia, salito al trono nel 1612, assegnò il governo della Boemia a Ferdinando, suo cugino e fervente cattolico, infrangendo, così, quanto affermato nella Bolla d'Oro del 1365 (il Palatinato, il Brandeburgo, la Sassonia e la Boemia erano elettori laici per il soglio imperiale a fronte dei tre ecclesiastici). L'assegnazione non fu accettata dai Boemi. che gettarono dalle finestre del palazzo di Praga di Hradcany i messi imperiali e assegnò il titolo di re a Federico V del Palatinato.

Ne nacque la fase boema del conflitto, durante la quale Ferdinando II ebbe la meglio e sconfisse Federico V nella battaglia della Montagna Bianca (1620).

Non vedendo di buon grado le mire imperialistiche dell'Impero Asburgico d'Austria, che era sostenuto anche dagli Asburgo di Spagna, decise di entrare in guerra Cristiano IV, re di Danimarca, sostenuto dalla Francia, dall'Olanda e dall'Inghilterra. Si apre così la fase danese. Il re di Danimarca venne pesantemente sconfitto dal conte di Tilly, a capo della Lega Cattolica, e dal generale boemo Wallenstein, e costretto alla Pace di Lubecca.

Forte di questa vittoria, Ferdinando II proclamò l'Editto di Restituzione nel 1630, attraverso il quale imponeva la restituzione dei beni ecclesiastici secolarizzati nel 1552.

A questo punto, decise di entrare in campo la Svezia, motivata anch'essa dalla necessità di impedire un avanzamento dell'Impero Asburgico sul Baltico. Il re Gustavo II Adolfo penetrò in Germania, sconfiggendo il conte di Tilly a Breitenfeld, che rimase poi ucciso nella battaglia di Rain. L'avanzata dell'esercito scandinavo si bloccò con la battaglia di Lützen del 1632. Nonostante la vittoria sul generale Wallenstein, Gustavo II Adolfo rimase ucciso e il fronte protestante si sfaldò. In ogni caso, la vittoria cadde dalla parte della Svezia, e Ferdinando II sospese l'Editto di Restituzione e la pace di Praga tra il marchese di Brandeburgo e il principe di Sassonia mise temporaneamente fine al conflitto.

Questo si riaccese nel 1635, quando la Francia, che fino a quel momento aveva appoggiato le altre potenze, decise di scendere in guerra. La affiancarono la Svezia, l'Olanda, il Ducato di Savoia e la Repubblica di Venezia, che si contesero il primato continentale, allontanando così la guerra dalle originarie ragioni religiose. Il colpo definitivo al disegno egemonico asburgico fu inflitto con la battaglia navale delle dune, nel 1639 mentre, con la sconfitta della Spagna da parte francese nel 1643, la corona parigina rafforzò il suo attacco in Oriente. 

Ferdinando III, che nel frattempo (1637) era succeduto a Ferdinando II, decise di aprire le trattative di pace, che si conclusero a Westfalia nel 1648. Con i trattati conclusivi la Francia si affermava come potenza assoluta e, venendo ufficialmente ammesse nell'Impero le tre confessioni religiose (cattolicesimo, luteranesimo e calvinismo), si poneva fine alle guerre di religione.

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