Dei suoi due poemi, uno è intitolato Theriakà (il titolo vale «Rimedi contro i veleni animali»), ed è in 958 esametri; il secondo, i 630 esametri, porta il titolo di Alexipharmaka («Contravveleni»). Anche Nicandro, come Arato, si serviva di una fonte tecnica, l'opera di un certo Apollodoro detto appunto Iologo (da ἰός, «veleno») per la sua competenza in materia di veleni, che egli mette in versi con un intento specificamente letterario piuttosto che pratico. Ma la sua vena è arida e pedante; e i due poemi valgono soprattutto come dimostrazione della decadenza che nell'avanzata età alessandrina corruppe il raffinato gusto degli iniziatori della nuova poesia nella ricerca incontrollata di una stravagante e cerebrale oscurità.
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